Aumentano le liste di attesa, l’intasamento dei pronto soccorsi ed i costi per i pazienti. La gestione familistico-clientelare, che ha portato al moltiplicarsi di strutture inutili per soddisfarele esigenze di parenti ed amici, senza alcuna reale necessità per la popolazione, e gli accreditamenti privati pletorici, fatti sempre in ottica clientelare per spostare fondi pubblici per profitti privati, hanno determinato una decadenza del sistema.
Ancora non si comprende se sia vera la cifra di 117 milioni di euro, come scritto nella delibera 63, per prestazioni da privato acquistate dalla regione molise, o sia vera la cifra di 170-165 milioni di euro, sempre per le stesse prestazioni, come scritto nel POS. Questo dato non è irrilevante perché nel primo caso avremmo un avanzo di bilancio e non saremmo in piano di rientro, nel secondo caso saremmo in deficit di bilancio ed in piano di rientro con tutti gli aggravi su tasse, accise e tickets. Ma dato ancora più strano viene dal confronto con un’altra regione in piano di rientro, la Calabria.
Questa regione ha stabilito un budget di circa 200 milioni per acquistare servizi da privati. Poiché il fondo sanitario calabrese è di circa 4 milardi si tratta del 5% del fondo. Quello molisano, in rapporto alle cifre considerate varia dal 20 a quasi il 30% del fondo sanitario regionale. Inoltre, il 40% dei posti letto sono stati ceduti ai privati che li utilizzano in gran parte per utenze extraregionali. In pratica ci comportiamo come se avessimo un eccesso di posti letto in rapporto ai bisogni. Ma non essendo vero, la cessione dei posti letto provoca liste di attesa infinite ed intasamento dei pronto soccorsi.
In questo marasma generale diminuisce costantemente la funzionalità del sistema e si sta per arrivare ad un vero e proprio collasso. La classe dirigente e politica appare del tutto inadeguata a dare una risposta a questa crisi, come è evidente da tempo. Per uscire da questo disastro ci vorrebbe una soluzione nuova.
Vista la incapacità della classe politica, la soluzione potrebbe essere di chiedere ad una organizzazione come Emergency di gestire i quasi 600 milioni del fondo molisano per riorganizzare il servizio sanitario regionale mettendo al centro le esigenze dei cittadini.
La storia di Emergency non lascia dubbi sulle caratteristiche etiche. Bisognerebbe valutare se Emergency sarebbe disposta ad impegnarsi in questa nuova avventura, nella speranza che non venga trascinata anch’essa nella palude.