La persistente crisi idrica della Regione Molise non accenna a rientrare; siamo ormai in autunno inoltrato, periodo in genere caratterizzato dal picco annuo delle piogge, ma fino ad ora non si sono registrati eventi piovosi significativi, in grado di avere effetti sulla ricarica degli acquiferi.

Ad aggravare tale condizione, non certo limitata alla nostra Regione ma connessa all’ampio discorso di cambiamenti climatici su scala planetaria, si aggiunge una cattiva gestione delle reti idriche regionali che determina una dispersione consistente del prezioso ‘oro blu’.

Reti fatiscenti, molto spesso veri e propri colabrodi con dispersione ben oltre il 50%, unitamente al fatto che si tratta spesso di reti progettate, negli anni 50-60, senza tener conto dell’assetto geologico regionale, determinano – insieme alla siccità – la crisi idrica che sta attanagliando da mesi la nostra Regione.

Nella progettazione di un tracciato acquedottistico è doveroso tener conto delle condizioni geomorfologiche del territorio: è impensabile realizzare una condotta senza tener conto, in primis, della franosità del territorio che si va ad attraversare.

Costruire un acquedotto su un’area in frana determina ritardi nella realizzazione dello stesso (esempio lampante dei lavori per l’Acquedotto Molisano Centrale, in parte bloccati per frane) e/o rotture idriche continue di condotte già esistenti.

Inoltre le perdite idriche sono molto pericolose per la “salute” geologica del territorio: esse possono essere causa scatenante di frana idro-indotta, nelle campagne, o indurre preoccupanti cedimenti differenziali delle fondazioni di fabbricati in contesto urbano.

 

I geologi molisani si chiedono come sia possibile che il Molise, una Regione notoriamente ricca di risorse idriche, tanto da cederne pure una quota alla Campania e Puglia, debba soffrire così tanto la siccità, dovendo ridurre il flusso idrico nel mese di Novembre: il Matese, ad esempio, è un eccezionale serbatoio di ‘oro blu’ con sorgenti perenni da cui sgorga acqua anche nelle stagioni più secche.

L’agenda politica regionale dovrebbe mettere in conto un Piano Regionale di ammodernamento delle reti idriche che migliorerebbe considerevolmente l’efficienza idrica prevedendo il completo rifacimento di tratti di condotta fatiscenti. I suddetti tratti hanno ormai perdite considerevoli rendendo antieconomico adottare il palliativo delle “riparazioni continue”, considerando anche che spesso si tratta di condotte ormai obsolete che hanno raggiunto il limite della “vita nominale” e che quindi vanno sostituite.

Dott. Geol. Giancarlo DE LISIO –