Norme illeggibili, testi che si contraddicono e sovrapposizione delle fonti: una situazione di vero e proprio caos di regole e norme. La combinazione tra colori delle zone (bianche, gialle, arancioni, rosse), scelta del tipo di Green Pass (ordinario, Super o Mega), tipologie di tamponi (domestici, antigenici e molecolari) e Decreti Legge (uno ogni pochi giorni) ha creato una babele di norme, prescrizioni e misure sostanzialmente impossibili da applicare alla lettera; al massimo, si può avere l’ambizione di avvicinarsi alla loro attuazione, ma pochi possono avere la certezza di seguire correttamente tutte le procedure esistenti. Questa situazione è generata dal linguaggio criptico delle norme: seguendo un’antica – purtroppo – tradizione del nostro ordinamento, le regole vengono scritte in una lingua riservata a pochi eletti, come se fosse una forma di “sapere” destinata a non essere condivisa con la maggioranza dei cittadini.    È sufficiente leggere l’art. 8 dell’ultimo decreto legge anti Covid (il n. 221 del 24 dicembre scorso) per capire il problema: si legge nel comma 1 della norma che:

« Dal 10 gennaio 2022 fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19, l’accesso ai servizi e alle attività, di cui all’articolo 9-bis, comma 1, lettere c), d), f), g), h), del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 giugno 2021, n. 87, e’ consentito esclusivamente ai soggetti in possesso delle certificazioni verdi COVID-19, di cui all’articolo 9, comma 2, lettere a), b) e c-bis) del decreto-legge n. 52 del 2021, nonché ai soggetti di cui all’articolo 9-bis, comma 3, primo periodo, del decreto-legge n. 52 del 2021.»

Cosa impedisce al legislatore di scrivere (facciamo un esempio) qualcosa come «dal 10 gennaio per accedere ai trasporti pubblici è obbligatorio il possesso del Super Green Pass?». Nulla, se non la presunzione di parlare solo a una cerchia ristretta di tecnici detentori delle competenze necessarie a decifrare testi normativi, e non all’intera cittadinanza.  L’anno scorso Conte veniva crocifisso perché in un Dpcm aveva scritto “congiunti” e tutti fingevano di non sapere cosa fossero. L’altro giorno, col favore delle tenebre, Draghi ha partorito un decreto scritto in sanscrito da una squadra di enigmisti e, come al solito da quando c’è lui, non s’è presentato alla stampa per tradurlo in italiano. Vi è necessità di chiarezza. Il legislatore riveda il linguaggio con un “testo unico e scritto in italiano sull’emergenza. Fonti (open.online)