Interrogativi che assillano molti credenti e fedeli di Venafro, i quali attendono risposte esaurienti ai loro dubbi in modo da chiarire e capire. Ed allora, premesso che saremo ben lieti di ospitare quanti possono spiegare, ecco le considerazioni e quindi le domande di tanti venafrani : “La pala dell’altare della Basilica di San Nicandro, luogo di culto veneratissimo ed assai frequentato custodendo nella sottostante cripta i resti mortali del Martire e Patrono San Nicandro -affermano tanti cristiani venafrani- pala che è opera magnifica del pittore di origini olandesi Dirk Hendrickz, italianizzato poi in Teodoro d’Errico il quale l’affrescò a metà ‘700, è una sorta di storia pittorica della fede di noi venafrani, illustra cioè il nostro credo plurisecolare. In alto è raffigurata la Madonna col Bambino, in basso San Francesco e ai lati i due Santi Martiri e fratelli Nicandro e Marciano. Manca però qualcosa di sostanziale ! Non c’è Santa Daria, moglie del primo ed a sua volta Martire nel 303 d.C. assieme al marito ed al cognato per ribadire la propria fede cristiana al cospetto dell’imperante paganesimo dell’antica Roma ! Ed allora le domande, che sono in attesa di risposte chiare ed esaurienti : perché l’Hendrickz nel ‘700 non raffigurò nella stessa pala anche Santa Daria, unitamente a San Nicandro e San Marciano, proponendo così tutti assieme i tre Martiri di Venafro, come sarebbe stato più logico ? Fu per sua scelta o per imposizione altrui ? I tempi, forse, non erano propizi alle donne nella religione dell’epoca ? O ci sono altre spiegazioni plausibili ? Certo è che a noi credenti venafrani l’assenza di Santa Daria dalla pala dell’altare della Basilica non piace affatto e stupisce tantissimo !”. E mentre, come detto in apertura, attendiamo di ospitare quanti ritengono di poter chiarire la questione, chiudiamo con le notizie sullo stesso altare principale del luogo di culto in tema. Trattasi di un bellissimo complesso monumentale in noce del ‘700 intarsiato dal Cappuccino Fra Bernardino da Montone. In effetti la famiglia monastica era solita in passato dedicarsi a tali opere per ornare altari e luoghi di culto affidati loro in custodia. Pregevole opera simile, seppure di dimensioni più contenute, svetta infatti anche sull’altare principale della chiesa del Convento di Sant’Agnello del Comune di Sorrento, eseguita appunto da altro Cappuccino. Tornando alla Basilica venafrana, brilla nel suo altare in noce per esecuzione e particolarità il Tabernacolo,sempre in radica di noce, sormontato da sei colonnine di stile corinzio. Adesso però è tempo di chiarire la sostanziale questione di fondo di tale altare : perché nella sua pala centrale manca la Martire venafrana Santa Daria, caduta nel 303 d.C. per mano del boia pagano assieme al marito San Nicandro ed al cognato San Marciano ? Attendiamo di ospitare chiarimenti esaurienti.
Tonino Atella