di Pietro Tonti

Assalto all’arma bianca alla regione Molise, amena, inesplorata, ma fragile, impreparata ad ospitare un turismo di massa.

Il post covid infligge un duro colpo alle nostre peculiarità ambientali, la regione che non esiste sale alla ribalta dei mass media nazionali per la quasi assenza di contagi e mezza Italia si riversa nella nostra terra, dal mare alla montagna, dai fiumi ai laghi vi è sete di Molise, di scoperta, di tranquillità e relax.

Quel turismo che dal Piano strategico regionale si pone l’obiettivo di costruire la mentalità dell’ospitalità da zero, “step by step” nei prossimi anni, per invertire il desiderio e la speranza del posto fisso, oramai caduto nell’oblio e fomentare la nascita di nuove imprese nella filiera dell’incoming.

Tutto bene, ottimi propositi, ma oramai rischia di implodere quella speranza riposta nell’amministrazione regionale di fare il lavaggio del cervello a chi si improvvisa operatore turistico senza una base, senza filiera e conoscenze del settore.

Crediamo che oramai sia stato ampiamente riscontrato in questo agosto che di ospitalità si può vivere, è anche vero che reggere e far proliferare questo segmento per renderlo duraturo e stabile, sono necessari molti ingredienti. Il primo è la volontà delle istituzioni regionali, statali, provinciali e locali a credere nelle proprie potenzialità; il resto è preparazione sinergia tra gli operatori di filiera, programmazione, eventi, gestione del diritto turistico, target mirato su cui puntare.

Se vogliamo stilare un bilancio di questa estate turistica molisana, possiamo, senza temi di smentita affermare che l’improvvisazione ha animato l’ospitalità, tranne nelle eccezioni del litorale adriatico, dove da anni una filiera c’è e prolifera aggiustando il tiro di anno in anno, per il resto del Molise è stata una continua corsa all’arrangiamoci, poi si vedrà.

Franco Valente sottolineava ieri la mancanza di attenzione del sito di Altilia a Sepino:” sembrava di stare in un girone dell’Inferno. Cartelli scalcinati, monnezza fino ai capelli, recinzioni di cantiere ignobili, segnaletica inesistente!”  Lo stesso Storico, sottolineava l’incoerenza del Polo Museale del Molise a tenere chiuso il lunedì e martedì il teatro di Pietrabbondante e il tempio italico. Nei giorni di apertura, la chiusura prevista alle ore 17:00, assurda in piena estate, mentre si nega ai camminatori del CAI domani, martedì 25 agosto di far visita al Teatro-Tempio, più importante del Meridione Italiano. Il simbolo mediterraneo per eccellenza della cultura greco-romana del Molise chiusa al Club Alpino Italiano. Ed ancora non dimentichiamo, il Museo di Santa Maria delle Monache, Emilio Izzo da anni ne stigmatizza la lentezza delle istituzioni museali molisane, in quanto sono sei lunghi anni che è chiuso in attesa di apertura, rinviata di anno in anno. In tutto questo tempo, si costruiva una nuova città. Parliamo del Musec il museo dei costumi d’epoca molisani, chiuso per negligenze amministrative provinciali ad Isernia, nonostante dal governo Frattura già erano stati stanziati ben 2 milioni di euro per soddisfare tutte le esigenze di copertura economica anche del presidio Turistico provinciale, ancora chiuso. Di quei soldi sono stati spesi solo 50 mila euro inspiegabilmente – come cita il Presidente Toma in una nota odierna – dalla precedente amministrazione provinciale e ancora non riaperto. Fondi che l’amministrazione regionale ha ripescato di recente, erano persi irrimediabilmente e ora sono di nuovo disponibili.

Ma c’è ostruzionismo politico, qualcuno in provincia si risente della disponibilità di tali fondi come il Consigliere PD Cristofaro Carrino, che afferma: “i fondi non sono e non erano disponibili per riattivare Musec, Presidio Turistico, Osservatorio Astronomico di San Pietro Avellana, Biblioteca Mommsen e Centro Europeo di Ricerche Preistoriche”. Un affronto alla regione più politico che reale. L’Assessore Cotugno risponde: “peccato, hanno ancora una volta perso l’opportunità di una collaborazione istituzionale leale, spostando la questione sul piano della polemica politica inutile e sterile”.  Altra criticità, con la promessa di Cotugno di risolverla a breve, la spada di Damocle che si regge in capo all’inventore del Museo dei Costumi molisani  Antonio Scasserra, il quale se non avrà risposte immediate di istituzionalizzazione del Museo lo porterà all’estero, magari a Dubai, dove tra ori e costumi sanno enfatizzare i nostri beni storici, giudicati dei veri capolavori.

Per citare ancora una volta la mancanza di accoglienza dei pullman ad Isernia che trovano di domenica, tutto chiuso e l’inerzia degli amministratori locali.

La mancanza di eventi nella città pentra con la scusa del Covid, mentre in altre città, attente e laboriose come Campobasso le attività, gli eventi sono attivi, con le limitazioni dovute al distanziamento sociale, ma attivi e fruibili.

Insomma, nel mare magnum del menefreghismo dei preposti alla cura dei nostri beni storici, la politica che ostacola il bene comune, il lassismo di alcuni amministratori locali, sommato all’improvvisazione degli addetti ai lavori, soli, non uniti e in balia di un flusso turistico anomalo, interpretano alla meno peggio il loro lavoro. L’effetto boomerang, date le negligenze generali e la mancanza totale di sinergie tra i diversi attori, si rivela nella sua impraticabilità, ancora oggi il turismo nel Molise appare come una mission impossible.