Quale Molisannio, siamo già riaggregati di nuovo all’Abruzzo, per volontà del Governo e non ve ne siete accorti.

di Pietro Tonti

Ritorniamo sul grande dibattito che in questo periodo si è attivato sulle presunte aggregazioni della regione Molise ad altre entità territoriali.

Già nel recente passato,  la visione del parlamentare  Dem Roberto Morassut al Governo, proponeva  nel suo disegno di Legge l’Italia divisa in dodici  macroreregioni, il  Molise veniva smembrato, cancellato dalla carta geografica con  le due province molisane tra macroregione adriatica (la provincia di Isernia con gli attuali territori di Abruzzo e Marche) e macroregione del Levante (quella di Campobasso con l’attuale territorio della Puglia).

In molti avevano gridato all’eureka, finalmente ci siamo; è la volta buona. Vista l’ incapacità degli amministratori regionali presenti, passati e defunti, bene che ci vengano a colonizzare, per noi saranno solo vantaggi.

Altri si erano attivati per raccogliere firme per sollecitare l’iniziativa governativa. Poi tutto finì nel dimenticatoio, era complesso e difficile poter attuare un tale disegno. Mentre le altre regione non inclini a cambiamenti e modifiche, si attivavano per dare l’alto là a qualsiasi velleitaria ipotesi macroregionale, tra i molisani a tutti i livelli, si rafforzava  l’idea di perdere l’indipendenza regionale.  Idea mai sopita e in questo periodo esaltata da un’altra ipotesi, quella del “Molisannio”, lanciata da Mastella, nella post presentazione del soggetto politico “Noi di Centro”. Forse non come reale convinzione di fondere il Molise alla provincia di Benevento, ma come visibilità mediatica del neonato  partito.

Stranamente, idea sposata finanche dal Presidente Toma e da alcuni esponenti dei partiti di centro destra. Letta come un gettare la spugna, annientare una indipendenza regionale che dal 1963, anno dalla scissione con l’Abruzzo,  nel corso degli ultimi anni è indubbio che si stia ricompattando per volontà governativa una certa egemonia da parte della regione più grande sulla nostra.

E’ sotto i nostri occhi la perdita di autonomia dettata dai principali presidi regionali, smembrati nel corso degli ultimi anni, aggregati all’Abruzzo, dalle sigle sindacali unitarie, al Comando generale dei Carabinieri, ai numerosi uffici centrali dipendenti oramai dalla regione vicina, ecco che anche la visione di un’unica regione emerge prepotentemente nella riassegnazione delle frequenze televisive.

Avrete sicuramente notato come sui vostri televisori, dal 4 marzo scorso, in Molise sono evidenti canali abruzzesi che in maniera massiccia hanno invaso il Molise dell’etere e in molti si chiedono cosa stia accadendo. Ancora una volta la forza di una regione più grande minimizza e sminuisce gli sforzi di quella più piccola e subentra in maniera egemone anche nella distribuzione del segnale televisivo.

Non ci dobbiamo stupire quindi di aver aggiunto un altro tassello al disegno di dipendenza dall’Abruzzo, situazione grave che nel legittimo interesse di chi ancora crede in questa regione e lotta per restare e affermare un’autonomia guadagnata con tanti sforzi, non ci sta a subire e accettare supinamente l’idea di ritornare con l’Abruzzo o con altre entità diverse a seconda delle idee malsane che di volta in volta vengono proposte.

Strano che spesso queste idee vengono accettate da chi governa che dovrebbe lottare a spada tratta per eliminare qualsiasi idea di aggregazione e lottare per ridare ai molisani la giusta sostenibilità economica per progredire ed evitare spopolamento e desertificazione. Di fatto comunque oggi dipendiamo dall’Abruzzo e pian piano ci estingueremo, se non si interviene, il Molise seguirà la sorte, quella di una piccola stella divorata da un buco nero.