di Antonio Amicone

Ebbene, un anno volge al termine ed è tempo di consuntivi. Quello che più ci interessa in questo momento è un’analisi economica della regione Molise degli ultimi 12 mesi riguardante le piccole e medie imprese, gli autonomi e gli artigiani.

Bisogna rilevare senza temi di smentite ancora una volta che l’attività più redditizia del 2019 è stata quella delle agenzie di pompe funebri. Partendo da Isernia con due case funerarie inaugurate nel 2019, per estenderci ai comuni dell’alto Molise, dove alle chiusure delle attività di alimentari e bar si sono avute le inaugurazioni di agenzie funerarie che hanno realizzato ottimi affari. Data l’età media dei residenti – ultra ottantenni – si è lavorato tanto per accompagnare al trapasso  tanti onesti cittadini giunti all’ora estrema, richiamati alla casa del Padre.

Se per il segmento che gravita sul caro estinto ancora si realizzano fatturati considerevoli, per il resto, tornando nelle città capoluogo, la mattanza delle partite Iva da parte dello Stato ha contribuito di nuovo alla chiusura di  innumerevoli attività. Sempre in diminuzione, impossibilitati a sopravvivere , i piccoli grazie ad un fisco assurdo che miete vittime nelle partite Iva sono perennemente in affanno. Facendo i conti della serva è facile intuire per quale motivo il rilancio economico di questa regione non può essere attuato. Basandoci su un reddito lordo di un commerciante, ammesso e non concesso che possa raggiungerlo, di 50.000 euro nell’anno 2019, sottraendo il saldo e l’acconto  Irpef, l’addizionale regionale e comunale, l’onere annuale della  Camera di Commercio, l’Irap e l’acconto Irap, l’Inps e l’acconto Inps, il povero commerciante pagherà  ben 33.248 euro il 64,5% del valore lordo incassato.

Non basta, in quanto oltre ad essere tacciato quale evasore a prescindere, il piccolo artigiano/commerciante, avrà constatato che nel Molise anche a voler vivere di ristrettezze, castrato dalle banche con tassi estremi e i mancati incassi, data la scarsa attrattiva delle città, avrà deciso di finire l’esperienza di imprenditore. Vi è un altro risvolto quello dell’induzione all’evasione totale da parte del Governo per sopravvivere. Se si è artigiani, in molti come nel 2018 hanno chiuso le ditte individuali, continuando  a lavorare in nero, eludendo si, in questo caso tutte le tasse e la vessazione governativa, ma garantendo la sussistenza delle famiglie. In questo caso come definire questi ex possessori di p.Iva, evasori o difensori del diritto sancito dall’Art. 4 della Costituzione?

L’Art 4 recita:”La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

Se lo Stato non è in grado di promuovere il lavoro e non è in grado di tutelarlo, anzi, vessa i lavoratori autonomi e li induce al suicidio o alla chiusura, è lecito non pagare le tasse?

Da quelle che sono le premesse e la stretta ulteriore data dal Governo pentapiddino, ai possessori di p.iva dal 2020, non vi è certamente da stare tranquilli. Il trend negativo degli ultimi 3 anni che ha decretato la morte di 3 milioni dipartite Iva in Italia, con il 25% degli autonomi che vive sotto la soglia della povertà, si aggraverà di molto nel prossimo anno e nel Molise sarà come al solito molto peggio. Il popolo delle partite iva, non può far altro che ringraziare il Governo Conte del regalo non gradito di fine anno.