di Domenico Angelone

Il quesito del giorno per i circa 15 mila aventi diritto a partecipare al bando da 8 milioni di euro  a fondo perduto, mentre 2 milioni sono riservati alle minori aziende del turismo dei 10 messi in palio dalla regione Molise è il seguente:  “conviene partecipare al click day per tentare la fortuna ( tanto 200 euro di spese si avranno per la presentazione della domanda) o comprare 200 euro di gratta e vinci e nello stesso caso affidare tutto nelle mani della dea bendata?”

Quali le maggiori possibilità di avere 5.000 euro necessarie per la sopravvivenza dell’ attività tra le due opzioni?  Forse non cambia nulla, o una o l’altra non dipende dalla bravura dell’imprenditore, non dipende se l’attività merita o meno, non si valutano i sacrifici per mandare avanti la baracca e i debiti contratti con il fisco, con i fornitori o con le banche; la fortuna deve sorriderti per continuare a poter sperare di farcela.

Con questa riflessione, non vogliamo colpevolizzare nessuno, quando la coperta è corta, gli investimenti non bastano per le migliaia di richiedenti, appare ovvio che una regola di distribuzione bisogna pur stabilirla.

Gli strumenti a disposizione sono pochi, anzi è solo uno, quello che al momento  garantisce equità è detto “a sportello”  alias a “click day”, vale a dire a scadenza, dopo che  i consulenti hanno preparato la documentazione, alla data di apertura stabilita attraverso l’invio sulla piattaforma regionale Mosem del bando, i primi che avranno la fortuna di cliccare prima degli altri si aggiudicheranno il premio dei 5 mila euro; sperando che il sistema di acquisizione non vada in tilt on –line dopo qualche secondo.

Un modo atavico che richiama il vecchio west, quando i coloni erano costretti ad una sfida, una corsa con i carri  per accaparrarsi il terreno su cui  puntare le speranze di vita. I primi che giungevano piantavano la bandierina e avevano diritto al terreno, per il resto nisba.

Saranno forse un migliaio di molisani fortunati e il resto si arrangerà, si arrampicherà sugli specchi con il sapone, con la consapevolezza che da noi l’emergenza coronavirus non è scattata a febbraio, ma qualche decennio  fa, con politiche massacranti, fisco esasperato e pochi clienti per poter portare a casa un reddito sostenibile senza indebitarsi.

Vuol dire che le nostre partite iva sono abituate alla sofferenza, non per questo bisogna continuare a castrarle. 

Negli ultimi giorni sono giunte le proteste di tutti, associazioni e politica, ma senza che alcuno sappia dare un’alternativa al click day, se non solo la richiesta di maggiori fondi che comunque non ci sono, non sono disponibili e non lo saranno. E’ il gioco del serpente che si morde la coda, un circolo vizioso dove al centro vi è un’emergenza sociale e a cui nè la politica, quantomeno le associazioni di categoria sono in grado di avere nelle mani la bacchetta magica per risolvere i problemi.

Anche i pentastellati protestano per i fondi regionali distribuiti con il click day, ma dimenticando che il governo da loro gestito con il PD non è da meno rispetto alla regione Molise, la cassa integrazione non arriva, i 400 miliardi di garanzie alle imprese per i prestiti sono solo chiacchiere e distintivo, mentre si distribuiscono le 600 euro che dovrebbero rappresentare un toccasana per tutti, ma a malapena i contribuenti ci pagano una bolletta. Insomma il bue dice cornuto all’asino.

In tutto questo marasma, nessuno è in grado di trovare soluzioni adeguate e il mondo imprenditoriale soffre in attesa del colpo di grazia che giungerà a settembre, dove sono stati procrastinati tutti i rinvii di tasse e pagamenti e il 90% dei contribuenti non potrà onorare i debiti con il fisco, l’Inps e L’Inail, mentre monta la rabbia sociale: ne vedremo delle brutte.