di Pietro Tonti

La sorte di Molise Acque preoccupa le maestranze impiegate nell’azienda speciale regionale. Dopo le dichiarazioni del Presidente Toma, il quale ha affermato nei giorni scorsi ai nostri microfoni che bisogna necessariamente mettere mano alla gestione della risorsa idrica nel Molise dopo anni di lassismo e debiti insostenibili dell’azienda fornitrice di acqua ai comuni molisani, ecco che scatta l’allarme di sindacati e impiegati.

Si tratta dei 50 dipendenti a tempo indeterminato regolarizzati in seguito ad un normale bando pubblico e graduatorie, tramite ufficio di collocamento; oltre ad una cinquantina di persone assunte a tempo determinato, le quali premono per una stabilizzazione, molti di essi hanno avviato anche pratiche legali per ottenere l’ambito contratto, dopo diversi anni di precariato.

La situazione Molise Acque quindi non è solo quella debitoria che emerge prepotentemente con la voragine di oltre 50 milioni di euro di passività, vi è in discussione la sussistenza di oltre 100 famiglie che gravitano nell’azienda regionale, tra impiegati amministrati e manutentori degli impianti e condotte.

La loro preoccupazione è legittima, soprattutto quelle persone che prestano la loro opera con contratti definiti” fragili”quelli a tempo determinato che in caso l’azienda dovesse consegnare i registri in tribunale ed essere posta in liquidazione, sarebbero i primi a perdere il lavoro.

Questa eventualità si dovrebbe scongiurare in continuità con un altro soggetto gestore della risorsa idrica del Molise. Il Presidente Toma ha espresso la volontà che l’acqua sia gestita da un ente pubblico, che sia in grado di far rispettare le regole e i pagamenti e non crei contenziosi come è accaduto nel corso degli ultimi anni.

Per le manutenzioni delle condotte e la gestione ordinaria e straordinaria degli impianti di pompaggio, vi è necessità di manodopera specializzata e l’organico oggi in  carico a Molise Acque potrebbe essere utilizzato per continuare ad erogare servizi indispensabili nella gestione di una eventuale New Co. o azienda regionale.

Vi è poi, a quanto appuriamo, la questione strana e controversa del TFR per i 50 dipendenti assunti a tempo indeterminato. L’INPS non ha facoltà di trattenere i versamenti mensili per il trattamento di fine rapporto, in quanto Molise Acque risulta ente pubblico economico, non rientrando negli enti locali, l’Istituto di previdenza sociale rifiuta per legge le trattenute. In attesa di definizione la questione da molti mesi,  gli amministratori dell’azienda  verserebbero su un conto corrente bancario il TFR, cifra che oggi sarebbe giunta ad oltre 2 milioni di euro.

La preoccupazione dei dipendenti è  la seguente: nel momento in cui Molise Acque dovesse entrare in concordato preventivo, il denaro depositato su quel conto corrente per il TFR dei dipendenti che fine farebbe? Verrebbe pignorato dal giudice per ristorare parzialmente i debitori, oppure potrà essere utilizzato per lo scopo per cui è stato accantonato?

Dubbi legittimi di chi da anni lavora notte e giorno per garantire ai comuni la giusta portata idrica e deve oggi che i nodi vengono al pettine, fare i conti  con un futuro incerto.