RIMINI – È convinto che la sinistra «debba fare il suo mestiere, e di questi tempi non è poco». Allievo di Nichi Vendola, ex capo dei giovani del Prc, è aperto al dialogo con le altre anime della sinistra italiana, ma con orgoglio e senza subalternità. Punta le sue carte sul referendum Cgil, sui diritti e l’accoglienza degli emigranti. È Nicola Fratoianni, deputato pisano, di origini molisane, interista con un figlio piccolo, classe 1972, una laurea in filosofia, eletto a stragrande maggioranza (503 sì, 32 contrari, 28 astenuti) dai delegati del Congresso fondativo del nuovo partito, Sinistra Italiana, la forza erede di Sinistra Ecologia e Libertà.
Nel suo profilo twitter assicura che sarà «per sempre uno di quelli che nel luglio 2001 era a Genova». La sua elezione cade in un giorno importante per il fronte progressista italiano, nelle stesse ore in cui a Roma si sta sancendo la scissione interna al Pd.
Una svolta che pone fine alla storia del primo partito italiano, e alla sua ambizione di essere il luogo unitario dei riformisti italiani. Ma a Speranza e compagni, nel suo primo discorso da segretario lancia subito una sfida.
«Se la scissione dovesse portare a nuove articolazioni nei gruppi parlamentari – ammonisce Fratoianni – vorrei vedere cosa faranno nel momento in cui si dovesse la fiducia al governo Gentiloni».
Del resto tutta la tre giorni al Palacongressi è stata segnata dal dialogo a distanza con Roma e lo scontro interno al Pd, tra desiderio di dialogo e la rivendicazione di aver capito prima di tutti la vera natura conservatrice della leadership renziana. Nella ricerca continua di uno spazio politico a cui in tanti stanno guardando, pensiamo al Campo Progessista di Giuliano Pisapia.
In apertura, Fabio Mussi, da padre nobile del partito aveva bollato l’ex premier dei bonus come un «Achille Lauro 4.0». Ma tanti hanno criticato anche l’ala che lo sta abbandonando. Pippo Civati, molto applaudito, ha ricordato che «la sconfitta è venuta prima di Renzi».
Ancora più esplicito Stefano Fassina: «Non siamo l’organizzazione giovanile di D’Alema e Bersani, abbiamo già dato, diciamo». Netto anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: «Io lavoro a una sinistra di popolo, a un’alternativa democratica e sociale che non può essere guidata da D’Alema», ha detto accolto dall’ovazione. «Pronti al dialogo, ma non con il cappello in mano», ha ribadito Nichi Vendola, nel suo ultimo emozionato intervento come leader di partito uscente.
Ma al di là del tema delle alleanze future, Sinistra Italiana nasce con l’obbiettivo di dare voce «agli esclusi, ai precari, ai giovani sfruttati», come elenca Fratoianni. E la prima battaglia sarà quella dei referendum sul lavoro della Cgil.