La storia dell’Egam è arrivata ad un punto di non ritorno in cui ognuno deve assumersi la responsabilità politica di quanto sta accadendo in Consiglio regionale.
Noi di centrodestra oggi abbiamo operato una scelta consapevole: siamo passati dalla critica all’azione e abbiamo deciso di abbandonare l’aula.
Nelle passate sedute abbiamo costatato più volte che il governo regionale non ha la maggioranza in aula eppure, con 10 voti, riesce a far passare i propri emendamenti per plasmare la legge sull’Acqua a propria immagine e somiglianza.
Una legge su cui noi di centrodestra siamo assolutamente in disaccordo.
C’era un solo modo per fermare questo gioco al massacro che ha per oggetto il bene più prezioso che il Molise possiede: visto che 10 non è il numero sufficiente a costituire il numero legale, se tutti coloro che dicono di non concordare con la proposta del governo ci seguono, si blocca l’operato del governo Frattura.
Troppo comoda la posizione dei membri della maggioranza che si dicono contrari alla proposta di legge ma, con i numeri, pur sommati alle opposizioni, non si riesce a fermare l’onta degli emendamenti.
Se è vero che si è contrari, allora si faccia cadere il numero legale del Consiglio.
I colleghi Totaro, Scarabeo, Niro, Petraroia, Lattanzio, Federico, Manzo mettano in condizioni il governo regionale di dover rivedere le proprie posizioni sull’acqua.
Rigettiamo l’accusa di aver mutato le nostro idee piuttosto ribadiamo la nostra contrarietà con forza adattando la nostra azione alla realtà valutando le condizioni in cui era, a nostro avviso, necessario agire.