del Direttore

L’evento “Magnastoria” a Isernia, oltre al successo straordinario di una tavolata lunga un chilometro e 50 metri; oltre al plauso all’organizzatore e ideatore della riuscita tavolata Emilio Izzo, è la dimostrazione che quando si vuole realizzare qualcosa di eccezionale si può fare. La volontà supera le difficoltà, le pastoie burocratiche e le avversità che naturalmente sono parte integrante di qualsiasi idea e vanno affrontate e superate.

Ci piacerebbe che lo stesso entusiasmo prodigato da tutti i cittadini di Isernia e ospiti, da amministratori e rappresentanti istituzionali ad ogni livello, fosse speso nella direzione di un vero rilancio di questa città oramai ridotta ai minimi termini, in fatto di ordinaria amministrazione, di commercio e artigianato.

In sintesi, quello scatto di orgoglio, se vogliamo anche sciovinistico che ha animato Magnastoria, bisognerebbe traslarlo sulla città e le tante difficoltà che sta affrontando la popolazione che non riesce più a sopravvivere in questo luogo.

Le decine di saracinesche chiuse con fittasi o vendesi a piano strada. I tanti ex commercianti indebitati con banche e fornitori dopo una pandemia e un mancato rilancio, con l’aumento esponenziale delle energie, non hanno potuto che chiudere i battenti.  Un centro storico, oramai svilito di attività commerciali, escludendo la movida notturna in alcuni giorni della settimana, non resta nulla della Isernia attiva nel luogo simbolo di una città come lo è in tutte le città italiane.

Dove si dovrebbe concentrare l’attenzione è sull’ordinaria amministrazione, quella che dovrebbe essere efficace nel rimuovere le barriere architettoniche, manutenere i marciapiedi, evitare le buche nell’asfalto; quella che dovrebbe preservare i nostri fiumi dalle plastiche, ripulire le rave dai detriti e dalle piante per evitare esondazioni. Di tutto questo, nessuna azione programmatica efficace fino a oggi. Mancano operai al comune, i pochi buoni sono andati in pensione per raggiunti limiti di età e non vengono sostituiti. Una volta c’erano squadre di operai preposti alla manutenzione ordinaria, oggi non vi è traccia alcuna di persone impegnate in tal senso. Abbiamo assistito ad alcuni eventi culturali, dove l’assessore al ramo veniva investito anche dello spostamento dell’asta microfonica o delle casse acustiche senza alcun aiuto, in quanto non vi sono più operai.

Allora questo scatto di orgoglio prodighiamolo in queste direzioni, lasciamo da parte gli schemi e le fazioni  politiche, tra non molto in questa città non rimarrà più nessuno, lo spopolamento è evidente e si tocca quotidianamente con mano. Un paesello dormiente, dove è difficile fare reddito e all’orizzonte non vi sono aspettative affinchè ci possa essere una inversione di tendenza. Solo ipermercati che con la grande distribuzione organizzata e con investimenti europei hanno dato un ulteriore falciata a tutta l’economia della città, ma fino a quando potrà durare?

Non vorremmo che Magnastoria sia solo un momento da vivere con amici e familiari; non vorremmo che questo evento rappresenti  solo l’occasione per immergersi nei fumi dell’alcool per non pensare, per decine e decine di disoccupati e famiglie sul lastrico e in  povertà che in questa terra non riescono più a sopravvivere senza lavoro e in assenza di prospettive.

Ci auguriamo che Magnastoria possa essere l’esempio da perseguire, lo stimolo per affermare: possiamo cambiare le cose, rimbocchiamoci le maniche!