di Pietro Tonti

Ce la faranno i molisani a superare il momento critico della mancanza di lavoro e di reddito aggravato dal Covid 19?

Il quadro generale è drammatico e nessuno ha la bacchetta magica per risollevare le sorti del Molise economico, a meno che non si decida di confluire naturalmente in una macro regione, ipotesi da non sottovalutare.

Iniziamo un’ampia descrizione delle emergenze economiche, muovendoci dal centro del Molise, da quella Boiano disastrata da una filiera che oramai è estinta e non riparte, quella della Gam e del polo avicolo molisano, da Un’Area di Crisi Complessa che tale rimane.

Giungiamo a Isernia, la città sta vivendo il suo peggior momento dalla fine della seconda guerra mondiale. La filiera del tessile è oramai un lontano ricordo, l’economia arranca, artigiani e negozianti chiudono, mentre le poche aziende che ancora fanno reddito si contano sulle dita di una mano.

Il nucleo industriale di Pozzilli/ Venafro si regge sull’economia dell’indotto Neuromed, mentre l’Unilever, l’unica azienda ancora rimasta come baluardo di una grande multinazionale, si appresta a chiudere i battenti con l’intero indotto, provocando ulteriore declino su un territorio già martoriato.

Andiamo a Campobasso, una realtà che sopravvive sul terziario avanzato e poche imprese, con quel declino lento, ma inesorabile che accompagna la città capoluogo.

Termoli e il Basso Molise, sempre con i fari puntati sulla FCA, l’ex FIAT potrebbe non produrre più motori nella città adriatica, infliggendo un duro colpo all’economia dei molisani, mentre lo Zuccherificio non esiste più, l’agricoltura risente di concorrenza sleale dei paesi del nord Africa. II lavoro industriale scarseggia con licenziamenti e cassa integrazione sempre in agguato che coinvolge la stessa FCA.

Come non menzionare la desertificazione e lo spopolamento delle aree interne e i comuni dove esondazioni, frane e strade impraticabili, isolano i pochi anziani rimasti quali custodi di decine di paesi disabitati, sia nell’alto che nel basso Molise?

Questa regione continuerà a svuotarsi irrimediabilmente e a perdere centinaia di persona l’anno, come sta accadendo da oltre un decennio? Questo è un quesito difficile da poter risolvere.

C’è bisogno di infrastrutture viarie adeguate, le quali potrebbero giungere con maggiore facilità integrandole in un contesto macroregionale, così l’economia potrebbe risollevarsi con ottime speranze.

Una regione di poco meno di 300 mila abitanti ha ancora la necessità di avere una indipendenza amministrativa, oppure sarebbe il caso di affrontare di petto un’idea di lungimiranza macroregionale?

Tutte domande a cui è fondamentale darsi delle risposte in tempi stretti.

Con il taglio dei parlamentari nel post referendum, si pone in discussione anche l’inutilità di un apparato regionale costoso e complesso come quello del Molise che ha gli stessi costi di una regione più ampia, ma con improbabili capacità di uscire dal pantano in cui nel corso degli ultimi venti anni è precipitata, senza una nuova idea di aggregazione esterna.