di Claudia Mistichelli
Pochi anni fa, il Governo Letta, commissionò uno studio del territorio nazionale alla Società Geografica italiana. “Ma quali province, gli enti inutili da abolire sono le regioni!
‘Gusci vuoti’ riempiti di soldi che non hanno saputo gestire il territorio né far altro che esplodere il debito pubblico.” (fonte l’Espresso 2014). La Società geografica italiana stronca letteralmente l’opinione che siano le Province improduttive, ridisegnando completamente, in base ai risultati del suo studio, la mappa dei territori italiani.
Il progetto, di cui si sono perse le tracce, prevedeva: “31 o 36 macro-province simili per cultura e tessuto produttivo, collegate fra loro e caratterizzate dagli stessi flussi di mobilità.
” L’unione dovrebbe avvenire in base alle caratteristiche in comune dei territori e non semplicemente per accorpare aree. Sempre secondo lo studio della Sgi, le proposte di Macro-Regioni che coinvolgono vasti territori, geograficamente e produttivamente completamente diversi tra loro, non avrebbero lunga vita.
“Il problema è che non si è mai adeguata la maglia amministrativa a quella economica e territoriale del Paese.
Nel corso dei decenni sono avvenuti cambiamenti enormi: alcune zone sono emerse, altre sono del tutto depresse.
E invece noi ancora siamo fermi all’Unità, quando fu effettuato il primo censimento, o al massimo al fascismo. Una suddivisione che, a un secolo di distanza, mostra ormai tutti i segni del tempo.
” Queste le considerazioni di Piergiorgio Landini, docente di Geografia economica all’università di Chieti-Pescara.
Insomma gli Enti da sopprimere per il grande dispendio finanziario ed amministrativo sono proprio le Regioni. Il tipo di spreco più pericoloso è quello che non siamo in grado di riconoscere. (Shigeo Shingo)