La Giunta regionale non cambia rotta sui costi della politica. Per i molisani prospettive zero
Cominciamo con la notizia clamorosa: dopo messi di accessi agli atti e interrogazioni a firma MoVimento 5 Stelle Molise, Sandro Arco è stato rimosso dalla direzione della Fondazione Molise Cultura, una carica che ha ricoperto per anni passando indenne al cambio di varie legislature e che l’ultima volta è stata rinnovata con un bando che ha sollevato mille dubbi.
Per il resto è stata l’ennesima triste giornata per il Molise. Per definire la seduta di Bilancio partiamo dal documento di economia e finanza 2017-2019, un riassunto di tante promesse già tradite in passato. È evidente la delusione che coinvolge vari settori: sport, cultura, lavoro, ambiente. Pesano le poche entrate a libera destinazione, quest’anno previste per 144 milioni di euro (erano 158 milioni nel 2015), che servono appena a gestire l’ordinario. Gran parte dei risparmi messi insieme negli anni sappiamo bene come sono stati vanificati dai buchi di bilancio del passato e quindi ora abbiamo un ristrettissimo spazio di manovra.
Nel documento si parla di attuazione di Piani strategici, come quelli dell’acqua, dell’aria o il Piano energetico, ma ancora nessuno di essi è operativo; si parla di Piano di gestione rifiuti, ma la raccolta differenziata è ferma a percentuali risibili; investimenti per sviluppo e crescita stentano.
L’idea di sviluppo di una regione non può essere costruita in una sola seduta, ma è frutto di un lavoro continuo. I temi e gli impegni contenuti nel documento programmatico economico-finanziario presentato ieri sono gli stessi dello scorso anno. L’unica novità è riscontrabile nel Patto per il Sud che però altro non fa che imporre all’amministrazione regionale regole che già dovrebbe rispettare. Insomma, già da ora il Def appare solo una serie di “vorrei ma non posso”.
Sulla legge di stabilità abbiamo provato ad intervenire ancora sulle indennità dei Consiglieri, cercando di ridurle almeno del 15%, come abbiamo cercato di eliminare le indennità di funzione e ridurre rimborso spese per l’esercizio del mandato del 70%. Ci hanno detto no. Su questo tema il governo è riuscito a peggiorare il già pessimo cosiddetto sistema previdenziale contributivo. Abbiamo tentato di porre argini, ma niente: un sistema previdenziale che consente di andare in pensione dopo cinque anni non è altro che un vitalizio mascherato.
In merito alla legge collegata al Bilancio di previsione abbiamo chiesto maggiore trasparenza per la Centrale unica di committenza, che gestisce gli appalti di beni e servizi per la regione e gli enti convenzionati, e per il Comitato consultivo per gli appalti pubblici.
Mentre attendiamo di vedere realizzati tutti i buoni propositi della Giunta, la nostra opposizione non cambia rotta. Continueremo la nostra opera di controllo attraverso atti ispettivi, ma anche con proposte che finora o giacciono in commissione per anni o vengono respinte per poi essere ripresentate dal governo regionale.