Un’opera che vuole rappresentare il ricordo e il tempo, due principi che accompagnano l’uomo durante tutta la sua esistenza.

Un tempo che fu, dove il corpo di donna risplende in tutta la sua bellezza, e con il viso solcato dalle rughe, a simboleggiare gli anni che inesorabilmente sono trascorsi.

E come disse lo scrittore francese  André Maurois :”Un uomo non può liberarsi del passato più facilmente di quanto possa farlo del suo corpo”.

L’elemento costante delle opere di Giovanni Muccio è il nudo , in un percorso artistico che, attraverso le tele, vuole stupire e soprattutto provocare, lanciare messaggi e forme espressive dal corpo umano, con immagini della bellezza muliebre, di lesbiche, trans e gay, quali interpretazioni e significati originali di un amore senza confini e senza pregiudizio. L’amore vuole amore e, dove gli sguardi parlano attraverso la luce del cuore, esso non conosce colore nè razzismo né diversità di sorta. Un amore che non vegeta ma gioisce, dunque, e che, gioendo, vive ai confini dell’anima.

Il nudo, dunque, come simbolo del ritorno alla naturalezza originaria, non mediata dalle regole sociali, economiche, di potere, un inno all’amore, alla libertà, oltre che alla spiritualità.

Aspetteremo con ansia una mostra del Maestro d’Arte Giovanni Muccio, convinti che le critiche non mancheranno, come convinti che l’arte non riproduce ciò che è (immediatamente) visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.