L’impatto che la fiammata inflazionistica potrà avere sull’economia, risparmi, stipendi e pensioni nella nostra regione.
di Erika Angelone
Sui risparmi dei risparmiatori incombe una minaccia che si chiama inflazione. Quasi non la ricordavamo più. E poi, dalla seconda metà del 2020 abbiamo iniziato a sentirne la brezza che ne segnalava l’arrivo. Ci hanno pensato le materie prime come il rame e l’argento in quella “lontana” estate del 2020 a indicarci cosa stava per capitare ai prezzi dei beni. Poi l’inflazione ha preso le sembianze del prezzo dei carburanti e del gas naturale che hanno fatto schizzare in modo incontrollabile le bollette energetiche. E da settembre 2022 dobbiamo attenderci ulteriori rincari. Anche perchè nel frattempo la Pandemia prima e la Guerra in Ucraina poi, non hanno fatto altro che aumentare la crisi.
Nel frattempo, i risparmiatori poco avvezzi ad investire e più impegnati a conservare su conti correnti, magari fruttiferi, si sono resi conto di essersi ritrovati improvvisamente tra il martello e l’incudine. Con il primo che picchia molto forte. Cioè, da una parte i prezzi martellanti dei prodotti aumentati significativamente , dall’altra i rendimenti a zero dei conti correnti fruttiferi al netto di qualche rara eccezione.
Il risultato: è più soldi da spendere per acquistare gli stessi prodotti comprati prima della pandemia, e zero guadagni sul risparmio. I buoni fruttiferi in questa situazione non riuscirebbero a coprire neanche la metà dell’inflazione annuale alla loro scadenza, e i titoli di Stato hanno toccato, anche in Italia, rendimenti molto bassi se non negativi, mentre l’inflazione in Italia galoppa al +3,8% su base annua.
In questo trambusto socio-economico, secondo l’Istat, il Molise regge botta. Anzi a dire il vero, è la regione in cui serve meno per vivere. E il suo capoluogo, Campobasso, è addirittura in testa alla classifica delle città italiane meno care. In un anno si spendono ‘solo’ 1263 euro in più a famiglia. L’ inflazione a luglio ha registrato un aumento del più 6,9%. Seguono altre due virtuosi capoluoghi di regione: Catanzaro (+7,1%, +1326 euro) e Bari (+7,8%, +1354 euro).
Bolzano, invece, è la più cara d’Italia, dove l’inflazione annua galoppa a un più 10 per cento. Seguita da Trento (+9,5%, + 2486 euro) e Milano (+ 8,1%, + 2199 euro).