Il 18 Agosto del 2011, perdeva la vita, a soli 19 anni, il povero Manuel Colantuono, ghigliottinato da un cavo teso, mentre faceva cross con la sua moto nei boschi di Frosolone. Nessuno ha pagato per questo omicidio.
Il ragazzo mentre era a bordo della sua moto da cross, in una tranquilla passeggiata nei boschi dell’agro di Frosolone, si trovava a cospetto di un cavo di acciaio teso tra due alberi, posto a misura d’uomo, che per il suo aspetto, arrugginito e soprattutto in alcun modo segnalato, si mimetizzava tra la vegetazione.
Inutile tentare alcuna manovra di emergenza, Manuel rimane senza vita, quel maledetto cavo gli funge da ghigliottina.
La procura della Repubblica di Isernia apre un’indagine che dura circa due anni. A maggio 2013 infatti, viene introdotto il giudizio di I grado, in cui risultano essere imputati nel procedimento padre e figlio titolari di un’impresa boschiva del luogo che in quel momento era l’unica affidataria di quella porzione di terreno, per il taglio della legna.
Nessun altro risulta essere chiamato a rispondere di reità e di responsabilità.
Il processo di primo di I° grado si conclude a settembre 2016, con l’assoluzione in formula piena degli imputati.
Sulla base delle motivazioni rese dal magistrato di prime cure, sia la procura che la parte civile costituita, in data 30.12.2016, propone appello in quanto la sentenza di primo grado nulla dice circa i numerosi indizi a carico degli imputati resi all’interno del dibattimento, ma bensì focalizza il suo non convincimento solo su alcune delle testimonianze raccolte.
A distanza di quasi un anno e ovvero il 07.12.2017, la Corte di Appello di Campobasso, per motivazioni ancora non note rigetta sia l’appello della Procura che quello della parte civile, condannando quest’ultima anche al pagamento delle spese processuali, sebbene sia nel giudizio di primo grado che in grado di appello il Pm aveva concluso con una pena di 4 anni ciascuno.
Trattandosi di omicidio colposo, lo stesso è soggetto a prescrizione, pertanto, con i tempi della “nostra” giustizia, si avrebbe comunque in assoluzione in Cassazione.
Con questo andamento della giustizia, favoriamo la criminalità, quindi oggi chiunque può svegliarsi la mattina e sbarrare una qualsiasi strada sapendo di uccidere o comunque di fare del male a qualcun altro senza che gli succeda niente.
Nessuno di noi è più libero di passeggiare tra la natura perché potrebbe trovare simili scempi.
Ma la considerazione finale e quella più triste, nessuno più ci darà il nostro Manuel questo è certo, ma il 07.12.2017, per noi che credevamo nella giustizia è morto due volte.
 
La sorella di Manuel  Valentina Colantuono