di Tonino Atella
( parte prima)
Inizia oggi, e seguiranno altri sei appuntamenti sul tema, la pubblicazione di considerazioni ed approfondimenti su “La storia umana e di fede dei Santi Martiri venafrani Nicandro, Marciano e Daria e i sentimenti del popolo di Venafro”. Trattasi di momenti di riflessione su figure umane, storiche e religiose entrate nei sentimenti dei venafrani e delle popolazioni limitrofe, che continuano a coinvolgere e commuovere a 1.716 anni dal loro estremo sacrificio.
“Sono in dirittura d’arrivo a Venafro i riti religiosi e i festeggiamenti civili in onore dei Santi Martiri della città Nicandro, Marciano e Daria, che nel 303 d.C. ai tempi dell’Imperatore Diocleziano si sacrificarono per ribadire il loro nuovo credo, il Cristianesimo, che di lì a poco avrebbe soppiantato il paganesimo decretando la fine di Roma e della sua plurisecolare potenza. Nel trittico patronale del 16, 17 e 18 giugno prossimi tante a Venafro le celebrazioni in onore dei Santi Martiri, numerosi gli appuntamenti festivi e consistente la partecipazione popolare. Ma chi sono e da dove vengono tali personaggi?
Nicandro e Marciano sono soldati dell’esercito romano nel quale occupano posti di
rilievo e responsabilità quali ufficiali ; si vuole che superiore di grado sia Marciano,
fratello maggiore. Sono originari della Mesia, l’odierna Bulgaria, e con truppe da loro
comandate sono di stanza nell’importante colonia romana della Gens Julia, Venaphrum, per riportarne gli abitanti al paganesimo essendosene allontanati dato il crescente affermarsi del nuovo credo, il Cristianesimo. Con Nicandro e Marciano raggiungono Venaphrum anche le rispettive famiglie, ossia Daria, moglie di Nicandro, e Aldina, moglie di Marciano, dal quale questi ha avuto una figlia che all’epoca degli avvenimenti di seguito descritti è ancora in tenera età. I due fratelli però, che avrebbero dovuto cancellare il Cristianesimo come da ordini ricevuti da Roma, vengono a loro volta affascinati dalle innovative idee religiose e ne restano a tal punto colpiti dal rinunciare a sacrificare agli dei pagani abbracciando in toto il Cristianesimo, nonostante gli ordini perentori di Roma perché la nuova dottrina non avesse seguito e tornasse a primeggiare il paganesimo. Daria e Aldina sono anch’esse,
seppure in maniera diversa, coinvolte nelle vicende dei rispettivi mariti. In effetti Aldina ribadisce
in ogni occasione piena appartenenza al paganesimo e cerca in tutti i modi di convincere il proprio sposo Marciano ad abbandonare la nuova dottrina, tornando al paganesimo. Per riuscire in tale opera si serve della figlia in tenerissima età che continuamente propone al padre, ribadendo più volte al consorte l’opportunità della scelta pagana per questioni di carriera militare e quindi socio/economiche. C’é di mezzo il futuro e la famiglia -sostiene la coriacea e pagana Aldina- per cui conviene assolutamente lasciar perdere il cristianesimo! L’uomo però non l’ascolta, è convinto delle proprie scelte e va avanti deciso”.
( continua )