di Claudia Mistichelli

L’acqua non ha memoria e neanche i referendum. Nel lontano 2011, il referendum sulla privatizzazione dell’acqua, ha sancito la volontà del popolo italiano, che ha scelto affinché rimanesse pubblica. La Regione Molise, in barba al verdetto popolare, presto potrebbe cedere la gestione delle sue risorse idriche a un Ente privato.

L’acqua è un bene prezioso per la nostra piccola regione, ma da sempre conteso e svenduto alle altre regioni limitrofe. Per il momento è stata scongiurata la nomina del dirigente, ben 160.000 euro annui, risparmiati alle tasche del popolo molisano. In questo momento la maggioranza politica è divisa, il verdetto finale è stato rimandato al prossimo Consiglio regionale del 31 marzo.

Speriamo che nel frattempo non ci siano accordi di sorta per giungere alla decisione di privatizzare le nostre risorse idriche. Ricordiamo anche l’ultimo referendum di dicembre 2016, la maggioranza popolare ha respinto la riforma costituzionale Renzi-Boschi, ma nel quadro politico nazionale nulla è cambiato.

Intanto, ci prepariamo a due nuovi referendum: sui voucher e sulla responsabilità degli appalti. Infatti, il 28 maggio, gli italiani sono chiamati di nuovo alle urne. Sono delle decisioni importanti e i politici italiani, giustamente, vogliono conoscere il parere del popolo. L’ennesimo spreco di denaro pubblico ingiustificato, soprattutto in questo momento di crisi.

Spreco ingiustificato, come gli stipendi e i vitalizi, di chi prende decisioni contro il parere del popolo che rappresenta, che ormai non è più sovrano. Si ribaltano o si ignorano i risultati dei referendum.

Nell’indifferenza generale si continua ad agire in maniera anti-democratica. L’Italia ha bisogno che la giustizia venga ristabilita. Soprattutto, il popolo italiano, ha bisogno di uno strumento valido ed immediato, da utilizzare ogni volta che un singolo politico o un Governo, non rispetta il suo volere, preferendo l’interesse personale a quello pubblico.

“La stessa democrazia, oggi, fatica a darsi delle regole condivise e non basta fare un referendum per stabilire se una norma è per l’uomo o è contro l’uomo.“ (Alberto Strumia)