La Dolce Amaro, una perla nel mare magnum della crisi industriale e commerciale del Molise. Ci offre l’esempio di come restare nel Molise, nonostante le aberrazioni politiche economiche, lo spopolamento irrefrenabile in atto; infrastrutture da terzo mondo che ne limitano lo sviluppo e non seconda, una scarsa garanzia di assistenza sanitaria.
La Dolce Amaro dei Fratelli Claudio e Silvano Papa, insegna all’Italia come affrontare le avversità di un territorio votato all’espatrio collettivo di giovani e meno giovani, per restare, progredire ed esportare in 30 paesi prodotti dolciari ben noti nel panorama internazionale. Da Monteroduni al mondo intero, con un fatturato attestatosi a 9 milioni di euro annui.
Viaggiare sempre contro vento, quello della burocrazia, di leggi capestro che minano continuamente lo sviluppo industriale, e qualora si intravvede la luce di contributi, le pastoie diventano talmente complesse, da farvi rinunciare anche i più attenti e scaltri imprenditori. Loro no! Claudio e Silvano sono sempre in “work in progress”, indefessi lavoratori. Per i due fratelli districarsi nei meandri di leggi e burocrazia, sottoporsi alla gogna di documentazioni, richieste anche decine di volte dagli stessi enti che dovrebbero garantire la crescita economica di questo paese, rendendo la vita impossibile a chi crede ancora in questa nazione, è un’abitudine oramai divenuta prassi per i titolari della Dolceamaro di Monteroduni.
I nostri eroi dell’industria molisana, non si limitano alla crescita, perseverano verso l’ottimizzazione del prodotto, sulla produzione diretta delle materie prime. In un mare sempre in tempesta, loro sono il faro industriale del Molise da emulare. Il successo non è irto di ostacoli quindi, ma al contrario è scalare l’Everest ogni giorno per raggiungere la vetta del benessere collettivo. Infatti, la sfida è stata quella di dare lavoro nel Molise a oltre 70 dipendenti, la quale diventa, in una regione a penuria costante di occupazione, una vera missione. E’ più che meritata l’attenzione mediatica quindi, riservata ai due caparbi fratelli da mamma Rai e alla puntata di “Boss in Incognito” di ieri sera su Rai2.
Cogliere il momento mediatico su Rai2 per premiare i propri dipendenti: scelta strategica da grandi imprenditori!
Claudio Papa e la sua azienda Dolceamaro di Monteroduni protagonisti ieri sera su Rai2 della prima puntata di Boss in Incognito. L’imprenditore, travestito da semplice operaio, ha lavorato all’interno dell’azienda, premiando, di concerto con suo fratello Silvano, la laboriosità dei suoi dipendenti.
Gianluca ha ottenuto in regalo una settimana bianca da condividere con suo figlio e un contratto a tempo indeterminato.
Per Maria un bonus economico a sostegno di suo figlio Gabriele e un viaggio pagato per sé e sua sorella. A Carmela una collana e un bonus economico. A Elena un bonus di 3000 euro, un avanzamento contrattuale e una donazione per i suoi connazionali dell’Ucraina. Per Liliana un viaggio pagato e una serie di biglietti Roma-Manchester per far visita a sua figlia e alla sua nipotina. In più, per suo figlio un contratto a tempo indeterminato nell’azienda.
Questo è il Molise che possiamo vantare nel mondo, ci sono le premesse per un nuovo rilancio e non è solo questione di fede!
Non è solo una questione di fede naturalmente, nel credere che il Molise può farcela a restare regione e ad avere le chance per un rilancio industriale, attento alla nuova realtà della sostenibilità ambientale ed energetica. Da Dolce Amaro l’insegnamento, dalla Fonderia Marinelli la longevità dell’azienda più antica del mondo, al nuovo paradigma di regione in cui a partire dalle istituzioni, dalla politica fino alla famiglia si dovrebbe levare lo slogan, il concetto: “restare è meglio che fuggire”.
Siamo dei creduloni? Quello della Dolce Amaro è solo un miracolo? Se fosse solo un miracolo, allora i miracoli acquistano sostanza e realtà effettuale, quindi fede.
Credere che il Molise può ancora farcela non è da stolti, creare le premesse affinchè si possano realizzare progetti e rilanci occupazionali, dovrebbe divenire il dovere di tutti i molisani.