di Alessia Tonti
Si fa presto a parlare di fermare la violenza sulle donne, ma bisogna comprendere fino a che punto tale fenomeno sia stato storicamente e giuridicamente legittimato per poter concretamente intervenire sulle coscienze di tutti, anche dei più giovani.
È questo l’obiettivo del libro”Le solitudini delle donne molisane”, presentato dalla professoressa Adele Rodogna proprio l’8 marzo 2018, durante la giornata internazionale della donna, presso l’Archivio di Stato di Isernia, dinanzi a un pubblico molto vasto.
L’opera, frutto del minuzioso lavoro di ricerca svolto presso i documenti e sentenze del tribunale di Isernia dall’autrice, che si è avvalsa della collaborazione di storici e docenti universitari, si incentra sull’analisi della condizione femminile nel periodo che va dall’ultimo quarto dell’ottocento al primo ventennio del novecento.
Si tratta di un lasso temporale particolarmente delicato nel quale, a causa dell’emigrazione e della guerra,  la donna perde quel ruolo di subordinazione che la vedeva assoggettata alla patria potestas paterna prima e al dominio del marito poi, per divenire lei stessa, in assenza di una figura maschile di riferimento, amministratrice del patrimonio familiare e svolgere tutte quelle mansioni che un tempo le erano precluse.
È una lotta all’emancipazione difficile e controversa, resa ardua ancor di più dal fatto che i soprusi sono stati da sempre accettati, basti pensare al ratto delle Sabine, evento che non ha mai suscitato sdegno ma che è unanimemente considerato come l’ atto che dà inizio alla storia romana, oppure alla più recente vicenda della poetessa Artemisia Gentileschi, picchiata e condannata dalle altre donne dopo che aveva denunciato la violenza subita da un amico del padre.
Questi sono solo alcuni degli esempi che dimostrano quanto in questo lungo cammino sia stata e sia tutt’ora d’ostacolo l’assenza, spesso, di solidarietà femminile, unita alla mancanza di un’istruzione e di un’educazione affettiva adeguata.
Il titolo del libro parla di solitudini e non solitudine, solitudini in quanto le vicende sono molteplici e raccontate attraverso i punti di vista di varie donne, solitudini perché i drammi delle donne molisane che vengono narrati sono gli stessi che vivono le donne italiane e quelle di tutto il mondo, solitudini perché in ogni storia le sofferenze individuali diventano una risorsa dapprima per sopravvivere e poi per ribellarsi ai soprusi fino a quel momento subiti e cercare finalmente un riscatto.