di Alessia Tonti
Quando si supera il limite bisogna anche intervenire. Questo è il mio pensiero personale sull’ammodernamento di Corso Garibaldi, zona lungo ferrovia.
Bisogna essere critici quando vi è la necessità e nessuno può dire che sposo le cause dell’attuale amministrazione D’Apollonio, ove dai miei articoli si evince il dito nell’occhio su cose che potrebbero realizzarsi senza troppe spese e invece giacciono da tempo senza interventi.
La questione è semplice e mi stupisce l’accanimento dei cittadini sui social per le panchine poste lungo il passeggio citato. Passino da parte dell’opposizione consiliare le critiche, ma i cittadini senza alcun criterio e approfondimento, si aizzano contro la scelta delle panchine, lo stile o i materiali credo sia troppo e ingiusto.
La riflessione è lapalissiana quanto necessaria. Non credo che ingegneri isernini con tanto di laurea e anni di onorato lavoro alle spalle, con architetti ben noti del panorama regionale e interregionale siano “molidioti” o vorreste che fossero tali da non aver gusto, da non essere in grado di scegliere per il meglio di questa città in stato avanzato di decomposizione che merita un risanamento, a partire dall’ordinaria amministrazione e iniziando, magari proprio dall’arredo urbano.
Certamente criticare è facile, scegliere non lo è affatto e quando si hanno responsabilità nel presente e nel futuro, tali scelte non sono fatte a caso.
Le citate panchine incriminate sono della Metalco S.p.a. fusa con un’altra realtà fondamentale in questo segmento, quella di Bellitalia, italianissima azienda veneta leader mondiale per l’arredo urbano. La panchina in questione la “Mac Wood”è in lamiera di acciaio verniciata e con la “Mac” interamente in acciaio, la troviamo dall’Arabia Saudita al Qatar dove vi sono temperature estreme; dagli Stati Uniti, al Nord Europa e in tutto il resto del mondo, dove l’orgoglio italiano fa storia e design, ma a Isernia no.
Le panchine sono brutte, verniciate marroni cacca di cane, si brucia il deretano d’estate a sederci su, diventano vere e proprie graticole; design da cassa da morto e quanto più la fantasia distruttiva poteva colpire lo ha fatto su facebook, la patria del dissenso ad oltranza su tutto e tutti.
Tali panchine sono anti vandali e sappiamo come sono ridotte quelle in legno nelle altre zone della città per i bravi figli dei genitori che criticano, ma non i loro figlioli quando devastano impuniti le aree verdi o i beni comunali, che ben sappiamo.
C’è da ridire anche sui cestini, sono sputacchiere ad Isernia, bruttissime, mentre sono altrove con questo modello “Cone” di gran lusso in piazze e strade delle principali città del mondo.
Poi per chi si lamentava prima che vi erano solo 8 panchine sul lungo ferrovia da 120 cm. oggi ve ne sono ben 12 da 180 cm, ma nemmeno si è contenti.
Ed ancora il taglio degli alberi pericolosi secondo gli esperti chiamati dall’amministrazione comunale, oltre a rappresentare una jattura per la pavimentazione in quanto le radici profonde avevano iniziato ad alzare le lastre di porfido, ora saranno sostituiti con altri alberi indicati per un’area urbana come questa, con radici meno invasive e, via giù con critiche estreme, invettive al limite della calunnia. Gli esperti del verde per il popolo social sono dei coglioni matricolati e tutti diventano esperti, ma de che?
Credo fermamente che in ogni luogo se la critica supporti una giusta conoscenza e sia propositiva, sia portatrice di soluzioni.
In questo caso appare tutto estremamente forzato, avverso senza motivi obbiettivi che possano suffragare e avere ragione di scelte non fatte a caso, ma adoperate nel bene comune, da persone autorevoli e professionisti di chiara fama. Solo un monito: non sputiamo nel piatto dove mangiamo!