di Pietro Tonti
Isernia – Con la morte di un parente, di un amico, la mente non è concentrata sull’osservazione dell’ambiente in cui si offre l’ultimo saluto alla salma, ma si posa sul dolore che colpisce chi rimane e i ricordi che ognuno serba sulla persona che ci ha lasciato.
La recente scomparsa dell’amico Marcello Pizzi, ha posto in evidenza una grave lacuna, un ambiente estremamente deteriorato per consentire al pubblico di porgere l’estremo saluto al caro estinto.
Senza voler entrare nella polemica, sulla vicenda ampiamente trattata dai colleghi giornalisti e finita sul nazionale, riguardante la salma dell’amico Marcello – mentre eravamo in lutto per la sua prematura scioccante dipartita – lasciata per ore nell’indigenza, tra lenzuola sporche, lavandino gocciolante e soffitto penzolante vernice scollata dal solaio, in quella che dovrebbe essere la stanza vestizione: idonea? In regola con le normative igieniche? Fruibile dal pubblico? Sarà la magistratura ad approfondire il caso.
Mentre vogliamo accentrare l’attenzione, sull’intera struttura morgue dell’ospedale pentro. Dove descriverla fatiscente è usare un eufemismo. Veniamo ai particolari. Una struttura che già dall’esterno offre un panorama di degrado con cemento rattoppato e contesto improbabile da un punto di vista architettonico.
Maniglia di ingresso su porta in alluminio profilo RG9 anni 70 che non chiude in automatico se si spinge la porta, resta sempre aperta se non si interviene manualmente, ma qualora ci fosse solo questo piccolo neo, non saremmo qui ad evidenziare le brutture seguenti.
Entrando non possiamo far altro che catalizzare lo sguardo sulle stanzette con pavimento in linoleum, oramai impossibile da pulire, logoro che pare sempre sporco, nonostante le pulizie quotidiane; sedie rovinate e macchiate, soffitto con vernice divelta e in generale un senso di degrado che rende ancora più dura la permanenza per ore dei parenti dei defunti e il via vai dei congiunti e amici per l’ultimo saluto.
Certamente, senza alcun dubbio, questa non è una sede dignitosa per affrontare il trapasso.
Inoltre, bisogna considerare le emergenze, qualora si ravvisa la necessità di ospitare più di tre salme contemporaneamente, ecco che la situazione si può proporre come il caso Marcello Pizzi, depositato prima dei funerali nella stanza vestizione in attesa che si liberasse il primo posto utile in una delle tre stanze.
Insomma, non è certamente un grande esempio di civiltà dover usufruire di un luogo così degradato e logoro.
Augurandoci che nell’imminente futuro si dia ampia rassicurazione ai cittadini isernini di locali pubblici idonei al trapasso, non dimentichiamo che oltre a quanto descritto, i parenti dei defunti, nel giorno del dolore, sono costretti a dover provvedere anche alla tumulazione con posti cimiteriali inesistenti nella città pentra, con disagi inenarrabili per chi resta ed è obbligato a seppellire i propri morti.
Agli amministratori di oggi rivolgiamo una frase celebre di Nelson Mandela: “Sappiamo cosa deve essere fatto: tutto ciò che manca è la volontà di farlo.”