La clessidra famosa nell’antichità, già usata per misurare il tempo, sta ispirando l’amministrazione comunale pentra per il travaso dell’economia in città.
di Pietro Tonti
In parole più comprensibili, grazie ai plessi scolastici assolutamente inagibili e non antisismici del centro cittadino, si sta rovesciando la città come una clessidra che ha finito la sua sabbia e la conta del tempo, per indirizzare la ricchezza e l’inizio di un nuovo periodo sulla zona alta della city, dove insistono le nuove scuole, con esse nuova vita, nuova viabilità e nuova economia, con un processo di desertificazione del centro urbano, Via XXIV Maggio, Corso Risorgimento e Corso Garibaldi indebolite irrimediabilmente.
La risultanza nel breve medio termine, sarà la chiusura di tutte quelle attività che gravavano nell’indotto scuola: bar, artigiani delle fotocopie, del necessario per recarsi a scuola offrendo un servizio a metri zero.
Non resta nulla dello splendore dell’Isernia di un tempo, i trenta anni dello sviluppo, in cui Corso Garibaldi, tra la villa comunale, vero fulcro di eventi estivi e frequentazioni a tutte le ore, su un verde curato con alberi dalle floride chiome e la stazione ferroviaria, era l’icona spagnola dello struscio serale. Qui si concentrava la popolazione, i gruppi per la passeggiata, lo scambio di opinioni, la vita cittadina; nuove conoscenze e i primi amori.
Delle tre strade principali, resta un lontano ricordo di fasti e ricchezze. I presidi regionali, provinciali e i vari enti, delocalizzati, spariti dal centro, con l’università sottratta; la questura dalla vicina Via Kennedy trasferita all’ingresso nord della city e oggi le scuole, lontane nella zona nord, hanno impoverito il nucleo nevralgico della città.
Nuovi investimenti, nuova viabilità, rotonde per agevolare il transito nella parte alta, a ridosso di Via Ponte San Leonardo, dove insiste il comando provinciale dei Carabinieri e il bivio di San Lazzaro, congestionato di traffico ad orari di entrata e uscita delle scuole, è oggi oggetto di attenzioni da parte dell’amministrazione comunale che con l’Assessore Chiacchiari e i tecnici, hanno messo a punto un necessario cambiamento.
Rendere scorrevoli le strade a nord di Isernia è necessario, ben vengano rotonde, terza corsia presso il bivio di San Lazzaro per i conducenti che percorrono la strada in direzione Miranda, ma non bisogna dimenticare il centro cittadino.
Cercare nel breve e medio termine di ricondurre la vita di un tempo su Corso Garibaldi, riportare le scuole dove sono sempre state; reperire fondi per abbattere e ricostruire i tre edifici scolastici con i nuovi criteri di sicurezza sismica, quelli dell’Andrea D’Isernia, Giovanni XXIII° e la San Giovanni Bosco. Sarà questa la sfida per il futuro, cercando di ricondurre a nuovo splendore palazzo Iadopi, magari con palazzo Orlando sede distaccate universitarie? Tuttì sperano che questo avvenga.
Ancora si rimpiange la perdita dell’ex sede dell’Unimol a Palazzo Orlando di fronte la villa comunale, per la facoltà di Scienze Politiche, sottratta alla città per scarsa rappresentanza istituzionale comunale, provinciale e regionale?
Certamente, bisogna dirlo senza temi di smentita, gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una scarsa, quanto deleteria amministrazione della città, escludendo due amministrazioni e due sindaci.
Quella condotta da Giuseppe Caterina in carica dal 15 maggio 1995 al dicembre 2001, con uno stop breve di circa otto mesi, un decennio animato da un’amministrazione di sinistra competente e lungimirante nella programmazione.
Poi quella guidata da Gabriele Melogli dal 14 giugno 2002 al 22 maggio 2012 con Forza Italia e il Popolo delle Libertà, con un’altra conduzione saggia ed esperta nella gestione e programmazione di una città piccola, ma complessa.
Se sottraiamo questi venti anni di amministrazione recente, restano quattro anni di generale caos. Una vacatio legis inaudita, con l’alternarsi di commissari prefettizi e sindaci molto pro-tempore, fino a giungere finalmente ad un dato certo e obiettivo, l’elezione della nuova assise civica il 24 giugno 2016.
Naturalmente, Il Generale D’Apollonio con la sua giunta non possiede la bacchetta magica, avendo ereditato una città allo sbando totale, non è riuscito ancora a mettere mano ai disastri perpetrati in quasi un lustro di mancato governo cittadino.
Restiamo fiduciosi che oltre alle prime posizioni nell’ammodernamento in corso delle strade, nell’illuminazione pubblica e la villa comunale che dovrebbe ritornare a nuovo splendore, si pensi all’economia di questa città, cercando di uniformare gli interessi in tutte le aree urbane, con le attività commerciali che meritano di essere sostenute e alimentate da nuove attrattive.