Sarà un Natale con meno luci e meno addobbi, quello che Isernia s’appresta a trascorrere nell’attuale periodo pandemico che non consente la solita socializzazione né gli abituali rapporti extrafamiliari e interpersonali. Ma sarà anche un Natale probabilmente più sentito e vero, per quanto concerne i significati religiosi e affettivi di questa grande festa. Il Natale isernino, infatti, si annuncia come il recupero dell’antico ideale del ‘focolare domestico’, anche se sarà un nido familiare necessariamente limitato ed essenziale.
«A differenza degli anni scorsi – ha affermato l’assessore alla cultura, Eugenio Kniahynicki –, il budget per le luminarie di Natale è stato drasticamente ridotto, allo scopo di destinare le risorse finanziarie all’emergenza sanitaria o per altri interventi ad essa correlati. È stata una precisa scelta dell’amministrazione comunale, credo pienamente condivisibile da tutti gli isernini».
«Rispetto al recente passato – ha aggiunto il sindaco, Giacomo d’Apollonio –, non ci saranno le sculture luminose con le figure caratteristiche del Natale (slitte, renne, Santa Claus, stelle, alberi eccetera) che, come si ricorderà, nel 2019 vennero istallate in piazza della Repubblica, nel quartiere San Lazzaro, davanti alla Cattedrale, nei pressi dell’Auditorium e in altri luoghi ancora. Riproporremo, però, le luci natalizie in tutte le principali strade della città, salvaguardando fin dove possibile questo aspetto della tradizione, ossia le decorazioni luminose tipiche delle festività di fine e inizio anno».
«Il Natale – hanno proseguito il sindaco e l’assessore – è una ricorrenza oltremodo importante, la più sentita dell’anno. E lo è ancor di più in questo momento di difficoltà per tutti, a causa della Sars-Cov-2. È una festa su cui il Comune intendeva puntare particolarmente, non a caso aveva presentato uno specifico progetto alla Regione Molise nell’ambito del bando ‘Turismo e Cultura’. Purtroppo, tale progetto, incentrato sugli autentici e sani valori della Natività, non ha potuto trovare attuazione, ma il suo contenuto resta valido e intendiamo servircene come base propositiva per eventi futuri.
Nonostante le difficoltà – hanno concluso d’Apollonio e Kniahynicki –, siamo certi che anche stavolta lo spirito del Natale verrà salvaguardato, giacché il 25 dicembre non è solo una data, ma è molto di più. È una condizione dell’anima, da cui nasce la consapevolezza di come sia necessario credere nei valori umani, specialmente ora che tutto appare più difficile».