di Pietro Tonti

Ci chiediamo spesso se questa nostra società è adeguata a sostenere chi è stato meno fortunato di noi, chi magari ha un figlio autistico o iperattivo e ha la necessità di farlo crescere bene, non fargli mancare nulla, per tutto quel bene che un genitore vuole e pretende per suo figlio.  Purtroppo nel Molise, dati i fatti che riportiamo di seguito, dobbiamo dire che viviamo ancora un medioevo latente.

Se hai denaro e la possibilità di far seguire tuo figlio bene, altrimenti ti arrangi. Il tuo bambino sarà emarginato, costretto a non poter fare quello che gli altri bambini possono fare. Di non poter frequentare gli Scout o un campo estivo.

E’ il caso di Mirco – nome di fantasia nel pieno rispetto della privacy – la cui mamma questa mattina si è rivolta alla nostra redazione per esternare tutto il suo livore per una storia che deve necessariamente coinvolgere le istituzioni e gli amministrazioni ai diversi livelli.

La mamma in questione ci ha riferito con le lacrime agli occhi della sua vicenda, ha un negozio e un bambino, Mirco di otto anni e mezzo. Dalla prima elementare, data la sua iperattività è seguito a scuola da una maestra di sostegno. Lui, come tanti bambini con la stessa problematica si distrae quando arriva la stanchezza e va a soddisfare la sua curiosità concentrandosi su altre cose, non prestando più attenzione alla maestra o nella quotidianità a quelle attività dove gli altri bimbi sono in grado di affrontarle senza limiti di attenzione e di tempo.

Fino alla scuola le istituzioni sono presenti, il bambino gode della legge 104, ma la problematica giunge quando Mirco non è a scuola per svolgere quelle attività aggregative che fanno crescere bene e inseriscono nella società, stimolano quindi alla socializzazione.

La mamma di Mirco: <<Ho provato a portare mio figlio dagli Scout, dopo meno di un mese mi hanno chiamato e sono stata costretta a riprendermi il bambino. Vogliono bambini che ubbidiscono e non hanno alcuna diversità. Ho fatto notare ai responsabili che basta una telefonata, chiamarmi così Mirco si rasserena per continuare poi a svolgere le sue attività, quindi a poter restare negli Scout, ma mi hanno riferito che non rientra nello statuto degli Scout telefonare ai genitori degli iscritti, mentre rientra nello statuto espellere un bambino senza dargli la possibilità di integrarsi e seguirlo adeguatamente. Lo puoi portare, mi hanno detto, ma ci devi essere tu presente, o deve essere accompagnato da una persona che lo segue.

Premetto che sono separata, sono titolare di un negozio, con le difficoltà economiche che molte attività hanno ad Isernia, non posso permettermi di seguire mio figlio direttamente, non ho la forza economica di mettere a disposizione di Mirco una persona fissa che possa seguirlo dalla mattina alla sera e non ho parenti prossimi che possano farlo. Riesco nonostante tutto a poter contare sporadicamente su mio fratello, ma i problemi sorgono nella stagione estiva. L’anno scorso sono stata fortunata, ho trovato un campus quello della Pallavolo in cui Mirco è stato ospitato, ho avuto la fortuna di incontrare una ragazza sensibile che ha preso a cuore la situazione di mio figlio, con comprensione e amore, Mirco è restato per tutto il periodo a svolgere le normali attività con serenità.

Per questa stagione invece, ho preferito condurre Mirco presso il campo estivo dello Stadio le Piane, a cui credevo, visto gli spazi enormi, avrebbe trovato maggiore inclusione, oltre a qualche anima buona che avrebbe potuto seguirlo come l’anno scorso. Invece, dopo qualche giorno, mi viene riferito che non dovevo più portare Mirco al campus, riferito senza mezzi termini e con arroganza, senza nemmeno avere la sensibilità di chiamarmi in disparte per dirmelo, davanti alle altre mamme che mi guardavano. Mio figlio non è un mostro! E’ solo un bambino che ha bisogno di essere seguito e lo scarica barile di chi non è in grado di farlo, non può ripercuotersi sui genitori. Se un campus è pubblico non dovrebbe dotarsi di personale in grado di seguire bambini che hanno qualche problematica?>>

Dopo questa sentita esternazione la mamma di Mirco conclude: <<Chiedo rispetto, chiedo agli adulti di trovare soluzioni affinchè mio figlio e i bambini come lui non debbano sentirsi esclusi, isolati e maltrattati. >>.

L’appello la mamma di Mirco lo indirizza alle istituzioni di ogni ordine e grado, agli amministratori locali e regionali: <<Le famiglie non possono essere lasciate sole, oltre alla scuola, ove vi sono attività che comportano la gestione di bambini, sarebbe adeguata la figura di esperti che diano sollievo ai piccoli con  problemi di autismo o come mio figlio di deficit di attenzione e iperattività. Oppure creare ad hoc dei centri estivi, dei campus che diano sollievo alle famiglie, attraverso professionisti e personale esperto nella gestione di bambini speciali>>.