“Viaggio della Memoria” ad Isernia, Kaswalder: “Ferita aperta”. Nuova targa, corteo e spari a salve con gli Schuetzen.
Ad oltre un secolo di distanza, la Federazione degli Schuetzen del Welschtirol ha organizzato un viaggio della memoria ad Isernia, per ricordare gli Internati trentini con il supporto di una quindicina di Comuni ed enti locali della Valsugana e Primiero (valle con il maggior numero di soldati), oltre alla Provincia, il Museo storico di Trento, la presidenza della Regione e i Comuni di Trento e Rovereto. Presente anche il presidente del Consiglio provinciale Walter Kaswalder
Isernia (Molise) – Nell’ambito del “Viaggio della memoria”, che si è svolto in questi giorni, per ricordare i 498 soldati primierotti e i molti altri trentini internati in terra molisana, dopo la fine della prima guerra mondiale, il presidente del Consiglio provinciale Walter Kaswalder, è intervenuto nella sala gremita dell’auditorium dell’ex Seminario di Isernia alla cerimonia organizzata dalla Federazione Schuetzen del Welschtirol, in collaborazione con il Comune.
Oltre 200 i trentini arrivati in Molise, a cent’anni di distanza, per non dimenticare quei tragici giorni. Particolarmente solenne la giornata di domenica con la celebrazione religiosa, il corteo e la scopertura di una targa in memoria degli internati.
“Una ferita ancora aperta”
“Il nostro compito di trentini – ha detto il presidente Kaswalder – è di rispettare fino in fondo la complessità della nostra storia e di riconoscere dignità e rispetto a tutti coloro che hanno creduto e che hanno sofferto. Onore allora a quelle centinaia di poveri soldati del Trentino orientale, che a guerra finita – dopo anni di patimenti, lontanissimo da casa – vennero radunati nel Primiero e di qui avviati verso un’assurda prigionia fuori tempo massimo, in terra molisana”.
Il presidente ha definito poi le guerre, tutte le guerre “una clamorosa sconfitta della ragione” e le cerimonie “un inno alla concordia tra i popoli e alla pace”. Kaswalder, ringraziando gli organizzatori dell’evento ha concluso il suo intervento con l’auspicio che lo “Stato italiano faccia un esplicito gesto di riconoscimento e rammarico dell’ingiustizia perpetrata ai danni degli ex soldati austroungarici nel 1918, rimarginando una ferita della storia rimasta aperta tanti, troppi anni”.
“La pastasciutta della notte di Natale”
Il sindaco di Isernia, ha ricordato i prigionieri trentini chiarendo che la città dovette allora subire una decisione venuta dall’alto e ricordando alcuni aneddoti di grande umanità e di slancio cristiano, come la “pastasciutta della notte di Natale del 1918”, preparata per i trentini dai cittadini della città molisana, già ferita dalla guerra in un susseguirsi di eventi tragici che contarono moltissime vittime civili.
“Nessuno come gli isernini può dunque comprendere il dolore dei trentini internati irragionevolmente qui – ha detto il sindaco -trentini ai quali va il pensiero della mia città in un momento di incontro importante che spero possa sancire una perenne fratellanza tra due comunità che la storia un secolo fa decise di far incontrare”.
Erano presenti alla cerimonia di Isernia – tra i molti altri – il Landeskomandant degli Schützen, il vicepresidente della Provincia di Isernia e il Vescovo, dal Trentino la vicesindaca di Faedo, il sindaco di Pomarolo, la Comunità di Primiero con la consigliera delegata Francesca Franceschi e la compagnia Schuetzen Giuseppina Negrelli, insieme ai rappresentanti di altri gruppi, oltre al direttore della Fondazione Museo storico del Trentino, che ha definito l’iniziativa “un tassello significativo nella direzione della ricostruzione del patrimonio storico della comunità trentina”.
I 498 soldati primierotti con molti altri trentini – è stato spiegato durante la cerimonia – furono richiamati e spinti ad un viaggio forzato di oltre 72 ore fino ad Isernia. Furono poi internati per oltre due mesi in condizioni miserevoli, stipati in camerate, con cibo scarso e senza le minime condizioni igieniche. L’autrice del libro dedicato proprio ai “Fatti di Isernia”, ha citato due preziosi diari che ripercorrono il viaggio e descrivono quello che accadde in quei mesi, le umiliazioni, la fame e l’avvilente delusione nei confronti dell’Italia. Accanto a questi sentimenti c’e però anche la testimonianza della commovente e compassionevole generosità dei cittadini d’Isernia. Gli uomini furono trattati in totale inosservanza della convenzione dell’Aia e mai seppero per quale legge o per quale reato fossero stati condotti fin qui, prelevati dalle loro case a guerra finita. La memoria non fu mai elaborata, questo argomento funa lungo ignorato dalla storiografia italiana e trentina.