Si è svolta, ieri mattina, la cerimonia in ricordo delle vittime dei bombardamenti subiti da Isernia nel 1943.
Dopo la messa in cattedrale, celebrata dal vescovo Camillo Cibotti, un corteo con le autorità si è recato presso il monumento alle vittime del bombardamento, in piazza X Settembre, dove numerosi cittadini hanno assistito alla cerimonia della deposizione di due corone d’alloro ai piedi del monumento, fatte dal prefetto Fernando Guida e dal sindaco Giacomo d’Apollonio. Le fasi delle cerimonia state scandite dalla musica delle Banda Città di Castelpetroso.
Il sindaco, inoltre, ha tenuto un breve discorso commemorativo. Questa la sintesi del suo intervento:
«Settantacinque anni sono passati da quel tragico X Settembre 1943. Tre quarti di secolo è un periodo lungo, ma il ricordo è ancora vivo e molte ferite sono ancora aperte. Rinnoviamo, quindi, con l’odierna solenne commemorazione, la memoria dei nostri concittadini che furono vittime civili della guerra. Su quei tragici avvenimenti è ancora in atto un dibattito: Quali furono le reali motivazioni che portarono le forze alleate a colpire una popolazione inerme e innocente? Questo interrogativo, sabato scorso, è stato al centro d’un incontro culturale – organizzato dal Comune e dal Museo Civico – che ha cercato di far luce su taluni aspetti ancora poco chiari di quel momento storico. E le verità, a fatica, stanno lentamente emergendo dal passato.
L’incontro di sabato, più che sull’aspetto “isernino”, cioè municipale, dei bombardamenti del 1943, ha posto l’accento sul fatto che tante località, non solo Isernia, subirono distruzioni e vittime causate dagli aerei anglo-americani. La nostra, infatti, non fu la sola città-martire. Stesso destino coinvolse all’intero Stivale. In agosto, ad esempio, furono bombardate Torino, Genova, Milano, Roma, Foggia e Cagliari.
Tutto ciò prima dell’Armistizio. Poi venne l’8 settembre e la firma di Badoglio illuse gli italiani. Si credette che fosse terminata ogni ostilità. Invece, tanto altro sangue – sangue innocente – doveva ancora essere versato.
Il 10 dello stesso mese – come tragicamente sappiamo – iniziarono anche i bombardamenti di Isernia, che si ripeterono varie volte nei giorni e nelle settimane successive. In quel periodo, e per alcuni mesi, analoga triste sorte toccò ad altre città.
Come si vede, un unico scenario di lutto e distruzione sconvolse l’intera nazione. Questa circostanza fortifica il ricordo, ma nel contempo accresce la sofferenza ampliandone i confini, giacché ogni Isernino si sente un po’ partecipe anche del dolore che colpì le popolazioni di altri territori italiani.
Il bombardamento di Isernia, dunque, come tragico emblema d’una devastazione nazionale e mondiale: di guerra “mondiale”, infatti, si trattò.
E oggi siamo qui per ricordarlo a noi e, soprattutto, alle nuove generazioni. Per ribadire che la soluzione delle incomprensioni e dei conflitti va cercata percorrendo la strada del dialogo, rifiutando la guerra e la violenza.
L’auspicio è che nessun popolo – come purtroppo accadde a Isernia nel .
settembre del ’43 – debba più versare un così alto tributo di vite umane per la pace e per la libertà».
Subito dopo, il corteo si è spostato nel Museo Civico, in piazza Celestino V, per la deposizione d’una corona sul Sacrario del X Settembre.