di Galileo Casimiro

Iniziativa velata da un profondo ottimismo quella dell’assessorato alla Cultura del comune di Isernia che ha fatto scattare una macchina organizzativa per la partecipazione della città pentra, quale candidata a Capitale della Cultura italiana 2021.

Per rispondere all’esigenza progettuale per tale compito arduo è stata finanche nominata una commissione di esperti, un triunvirato che avrà il compito di selezionare i progetti che saranno proposti per concorrere a questo riconoscimento di straordinaria aspirazione.

Senza nulla togliere alla storia, alla cultura e alle tradizioni della città di Isernia, con modestia e senso critico reale, bisognerebbe confrontarsi con la città di Parma selezionata nel 2020 quale Capitale, icona italiana della cultura.

 Bisognerebbe inoltre comprendere a quale scopo si promuove la cultura del nostro territorio e quali obiettivi si vogliono raggiungere nel rilancio del commercio e nell’incoming turistico, baluardi fondamentali alla base della promozione del territorio.

Si dovrebbe essere in grado in un lasso di tempo esageratamente limitato, da indurre la popolazione a non continuare a chiudere i battenti delle piccole e medie imprese commerciali e artigiane e a investire su strutture alberghiere.

Sappiamo che la maggioranza dei vecchi alberghi fallimentari esistenti, per non chiudere sono stati convertiti in Sprar per l’ospitalità profuga, sono rimasti attivi un numero di alberghi così esiguo in provincia di Isernia da poterli contare sulle dita di una mano.

Il dato che dovrebbe far riflettere in paragone con Parma è quello dei flussi turistici quindi.

Nel 2018 hanno visitato la provincia di Parma 740.530 turisti (+8,2% rispetto all’anno precedente); 1.682.533 i pernottamenti (+2,5%).

Numeri risibili quelli per l’intero Molise riportati in previsione da Demoskopika per il 2018, poco più di 120mila presenze – 7,68 % rispetto all’anno precedente e ultima regione in Italia ad essere appetibile agli stranieri.

Questa considerazione ci appare doverosa ai fini di comprendere le chance che ha Isernia per ambire al  ruolo di Capitale Italiana della Cultura  2021.  Sappiamo che i parametri della commissione giudicatrice nazionale, devono tener conto oltre della progettazione degli eventi, soprattutto di quelli dell’incoming turistico e della ricettività.

Il Molise tutto dovrebbe in meno di un anno imporsi una palingenesi, programmare di riconvertire tutto sull’ospitalità, incentivazioni e finanziamenti ulteriori a chi vuole investire in alberghi e non solo in quello diffuso come è stato già approntato con successo dalla regione Molise, ma ci appare una “mission impossible”, nonostante la più efficace volontà, nemmeno l’Emiro di Dubai riuscirebbe in un lasso di tempo così breve a realizzare ciò.

Quale allora il senso di tale candidatura ad una così elevata ambizione? A nostro avviso quella di tenere alta l’attenzione sulla nostra cultura è già un buon viatico per non soccombere. La progettualità che scaturirà in questi due mesi verso la promozione del nostro territorio sarà sicuramente importante, dove non mancheranno idee innovative che vedranno la possibilità di fruizione delle nostre peculiarità attraverso sistemi tecnologici all’avanguardia.

Tali elucubrazioni progettuali serviranno alle generazioni future, quando si spera finalmente i molisani avranno deciso di investire sulla filiera dell’ospitalità e Isernia con il Molise avrà la possibilità di fregiarsi del titolo di capitale della cultura italiana, si spera un po’ prima del 2100.