di Pietro Tonti
Acqua Solfurea. Fino ai primi anni cinquanta, ha fatto la fortuna turistica di Isernia, prima con lo stabilimento termale della famiglia De Masi e poi con i tanti cultori delle qualità terapeutiche dell’acqua sulfurea, che amavano gustarla e berla, come acqua minerale dalle inimitabili caratteristiche terapeutiche.
Poi l’oblio, la chiusura, i rovi, la distruzione degli stabili da parte dei vandali degli ultimi 50 anni, ma da un decennio vi è la massima attenzione su questa struttura, dove la regione ha finanziato con ingenti somme la ristrutturazione degli stabili.
Oggi con altri finanziamenti che si sommano ai primi si ha la percezione che tra non molto i lavori di sistemazione degli immobili esistenti verranno ripristinati, come le vasche delle piscine termali e dovrebbe ritornare anche l’acqua solfurea deviata qualche anno fa per motivi oscuri, sperando che sia potabile.
Un altro milione e settecentomila euro su questa zona a cui tutti gli isernini sono affezionati e vorrebbero che ritornasse agli antichi fasti. Lodando l’iniziativa e l’impegno degli amministratori, dell’assessore Cesare Pietrangelo in primis, per la caparbietà nel voler portare i lavori, finalmente a termine, vi è una perplessità a cui non possiamo sottrarci dall’esporre.
Nella visione futuribile dell’acqua solfurea cosa c’è? A cosa sarà destinata l’intera area e chi la gestirà? Domande pleonastiche a cui l’amministrazione comunale dovrà rispondere.
Fino ad oggi non sappiamo dell’esistenza di un bando per l’affidamento di una eventuale gestione e qualora si proponesse, chi avrebbe l’intenzione di avventurarsi in una gestione termale di una struttura ad Isernia, quando in tutta Italia oramai risultano fallimentari da anni, per gli enormi costi di esercizio e la mancata fruizione, le stazioni termali di eccellenza, quelle di: Salsomaggiore, Abano, Montecatini, Chianciano, Fiuggi, Ischia e Sciacca?
Qualora quindi, l’idea fosse quella di ripristinare la vecchia funzione termale dell’Acqua Solfurea sarebbe fallimentare in partenza.
Se ancora non vi fosse idea di gestione, possibile investire ancora milioni di euro su uno stabile senza idee futuribili?
Se poi le cose fossero diverse, vale a dire, comprendendo il momento storico avverso, oramai desueto per un eventuale sistema termale, si avesse la percezione che l’area debba diventare un polmone verde per la città, allora le cose cambierebbero.
Escludendo le terme, l’Acqua Solfurea potrebbe essere captata come un tempo per berla, l’area potrebbe ospitare nei piccoli stabili, un bar, un piccolo museo, o una biblioteca. Potrebbe essere cura del comune il verde pubblico ben sistemato per accogliere giovani e meno giovani, amanti della lettura e organizzare d’estate concerti o rappresentazioni teatrali all’aria aperta in un luogo molto ospitale.
Magari, costituire un’associazione che possa preservare l’area con i soci, evitando il disastroso vandalismo degli ultimi anni e stimolare eventi aggreganti. In uno di questi stabili ristrutturati potrebbe insistere anche una succursale dell’anagrafe, con apertura bisettimanale per dare agio agli abitanti delle tante contrade per non sottoporsi alla via crucis nel centro storico per raggiungere gli uffici comunali.
Insomma, tutto tranne le terme che non hanno senso e, come è accaduto per la piscina comunale, eventuali bandi andrebbero deserti.