“Il Prefetto di Isernia è intervenuto oggi per esprimere alcune considerazioni in merito alle dichiarazioni rese da taluni amministratori del Comune di Isernia.

Per quanto concerne, ad esempio, l’affermazione dell’assessore Kniahynicki secondo cui sarebbe stata “bocciata la proposta di impiegare i richiedenti asilo per curare il verde pubblico e, in particolare, per ridare decoro al quartiere San Lazzaro”, è bene precisare, ha chiarito il Prefetto, che non si tratta di una “proposta” ma di una legge (l’art.22-bis del d.lgs.142 del 2015), la quale prevede che “i Prefetti promuovono, d’intesa con i Comuni, ogni iniziativa utile all’implementazione dell’impiego di richiedenti protezione internazionale, su base volontaria, in attività di utilità sociale in favore delle collettività locali, anche attraverso la stipula di appositi protocolli di intesa”.

In attuazione di questa norma la Prefettura e alcuni Comuni della provincia hanno sottoscritto a settembre il protocollo in questione, che ora il Prefetto ha proposto anche al Comune di Isernia, in base al quale gli enti locali sottoscrittori già da tempo (da ultimo Pescopennataro) impiegano i migranti in servizi comunali proprio come quello di cura del verde pubblico che sarebbe utile per migliorare il decoro del quartiere San Lazzaro.

È questa l’opportunità segnalata dal rappresentante del Governo, nel corso di una riunione in Prefettura organizzata la scorsa settimana per affrontare le problematiche esposte in una petizione presentata dai cittadini di quel quartiere, anche a seguito delle difficoltà finanziarie rappresentate in quella sede dal Comune di Isernia. È stato sottolineato, in particolare, che si tratterebbe di un servizio “a costo zero”, per il quale anzi i Comuni possono anche beneficiare di appositi contributi europei.

Non si tratta quindi di una “ingerenza del Prefetto sulla gestione dell’accoglienza”, come dichiarato sorprendentemente dall’assessore in questione, ma di una iniziativa a cui non esistono motivi razionali per dire di no. Appare chiaramente contraddittorio da un lato lamentarsi della condizione di passività in cui versano alcuni richiedenti asilo e dall’altra opporsi ad iniziative come questa che terrebbero proficuamente occupati i migranti, per giunta con benefici economici per il Comune e, quindi, per i cittadini di Isernia.

Per quanto concerne invece le affermazioni del consigliere Mancini è necessario precisare che i controlli sui centri di accoglienza temporanei sono svolti per legge dalle Prefetture (e non dai Comuni) che selezionano già a monte i relativi gestori a mezzo di apposita gara e che successivamente acquisiscono dai Comuni e dalle altre amministrazioni pubbliche competenti le certificazioni necessarie ad attestare l’idoneità delle strutture ad ospitare il numero di persone dichiarato dai gestori.

Per quanto riguarda invece la corrispondenza dei servizi erogati dai gestori a quelli cui sono tenuti in base alle convenzioni stipulate con la Prefettura, quest’ultima dispone periodicamente appositi controlli che hanno condotto nei primi sei mesi dell’anno all’irrogazione di ben 43 penalità dell’importo del 5% del costo del servizio e a 5 risoluzioni per inadempimento delle relative convenzioni (l’ultima è quella relativa al CAT di via Giovanni XXIII i cui ospiti sono stati trasferiti proprio ieri in altra struttura).

Se il consigliere Mancini ritiene che il Comune di Isernia non sia in grado di gestire un progetto SPRAR, che sarebbe sì di competenza degli enti locali, e di esercitare i controlli sulle relative strutture, non si comprende come possa proporsi come “controllore” di centri di accoglienza che non spetta a lui gestire. Questa possibilità di divenire protagonista dell’accoglienza aderendo alla rete SPRAR non è stata colta dal Comune che quindi non ha ora alcun titolo ad ingerirsi in compiti che non gli spettano.

Per quanto concerne infine la mancata adesione di Isernia allo SPRAR, pur rispettando la decisione del consiglio comunale, non può non chiarirsi, per onestà nei confronti dei cittadini, quali saranno le conseguenze di tale opzione. Lungi dal poter limitare il numero di immigrati, che è stabilito inderogabilmente dal Piano nazionale, questa decisione produrrà un duplice effetto negativo per l’ente. Da un lato, infatti, il Comune di Isernia non potrà avvalersi del “congelamento” al 2016 dei numeri per l’accoglienza (266), venendo invece inserito nel bando della Prefettura (che è stato firmato oggi) per il numero di posti previsto per il 2017, cioè 492.

Dall’altro il Comune sarebbe completamente estromesso dalla gestione dell’accoglienza, con le prevedibili conseguenze in merito all’integrazione sociale ed economica dei richiedenti asilo che verranno ospitati nel proprio territorio. Qualora, invece, fosse attivato un progetto SPRAR, diversamente da quanto ritenuto dal consigliere Mancini, tutti i CAT attuali chiuderebbero e quelli nuovi che saranno aperti dai gestori che vinceranno la gara bandita oggi dalla Prefettura dovranno spostarsi in altri Comuni a seguito dell’effettiva attivazione ad Isernia di strutture SPRAR.

È quanto già accaduto per tutti i Comuni della provincia che hanno aderito allo SPRAR e per quelli che lo avevano fatto negli anni scorsi (Pescopennataro, Castel del Giudice, Pesche, Agnone, Sant’Agapito, Cerro al Volturno e Scapoli) che sono stati esclusi dal bando per la selezione di nuovi centri di accoglienza.

Quanto all’unico di tali Comuni dove esistono ancora dei CAT (Agnone), e dove comunque i migranti accolti sono già diminuiti da 184 a 134 a seguito della proroga del progetto SPRAR, le relative convenzioni verranno risolte dal momento in cui verranno firmate le convenzioni con le ditte aggiudicatarie del suddetto bando.

Come si vede, tutti gli impegni assunti dal Governo con il Piano nazionale sottoscritto insieme all’ANCI sono stati rispettati e tutti i Comuni che attiveranno progetti SPRAR potranno contare su numeri certi e immutabili, grazie alla ormai nota clausola di salvaguardia”.