Il Molise è l’unica regione d’Italia dove si vogliono impegnare tutti gli ospedali pubblici nella rete Covid creando un perfetto modello Codogno.

 La domanda è: in questa confusione, di chi sono le responsabilità e cosa si può fare per correre ai ripari? Così dopo aver appreso gli ultimi sviluppi nei rapporti tra Ministero e Regione Molise sull’argomento rete ospedaliera Covid e dopo aver riletto attentamente tutti gli atti, è chiaro che quanto scritto sui decreti emanati dal governo nazionale contrasta nettamente con il comportamento della Regione Molise nella figura del suo rappresentante,  il presidente della Giunta  che si lava le mani per l’istituzione di un centro Covid in Molise, e con il comportamento del  Ministero stesso.

 In breve: Regione e Ministero stanno aggirando la disciplina legislativa  relativa al piano di riorganizzazione della rete ospedaliera per l’emergenza Covid 19.

La legge è chiara: la programmazione, secondo i decreti, spetta alle regioni. In Molise, secondo lo Statuto,  la programmazione spetta al consiglio regionale. Quindi a presentare il piano del centro Covid a Roma spetta alla Regione su proposta del presidente della Giunta, titolare della gestione dell’emergenza, che porta il piano all’approvazione del Consiglio.

Il presidente Toma, invece, è venuto meno al suo  dovere di presentare un piano di riorganizzazione legato ad un fenomeno ipotetico, cioè il ritorno della pandemia che tutti ci auguriamo non avvenga ma che comunque potrebbe accadere. E se dovesse accadere, qualcuno dovrà rispondere della mancata attuazione della programmazione che in più occasioni ha visto esprimersi il Consiglio regionale con l’approvazione di mozioni che indicavano come linea programmatica il centro Covid a Larino.

Il presidente della Regione Molise, quand’anche non avesse più condiviso questo percorso, aveva comunque il dovere di presentare un piano di riorganizzazione in Consiglio regionale.

Oggi invece ci ritroviamo che Toma ha fatto come Ponzio Pilato e il Molise si ritrova con il direttore generale del Ministero della Salute che comunica, non al titolare dell’emergenza – il presidente della Regione – ma alla struttura commissariale, a cui non spetta le gestione del piano di riorganizzazione in quanto rientrante nella disciplina emergenziale Il Ministero, oltretutto, dice alla struttura commissariale che l’unico Piano di cui il Consiglio regionale  è stato ufficialmente informato e su cui ha adottato parere favorevole, va modificato. Come se non bastasse, ci ritroviamo pure che il Quotidianosanità.it del 25 giugno scorso pubblica che “sono 13 le Regioni su 21, ad aver deliberato specifici piani di riorganizzazione dell’attività ospedaliera per il potenziamento della rete ospedaliera e delle terapie intensive previsti dal Dl Rilancio e che dovevano essere presentati entro il 19 giugno”. Il Molise non c’è. Eppure secondo  il dg del ministero il piano del Molise va modificato e le modifiche vanno fatte nel rispetto del decreto 34, della circolare in cui sono contenute le linee guida e nel rispetto degli standard ospedalieri definiti dal Decreto ministeriale 70 del 2015.

Dunque, nonostante tutto, nelle nota del Ministero  viene sancito ancora una volta che la titolarità dell’approvazione dei piani di riorganizzazione della rete ospedaliera Covid spetta alle regioni  e che “sono recepiti nei programmi operativi e sono monitorati congiuntamente, a fini esclusivamente conoscitivi, dal Ministero della salute e dal Ministero dell’economia e delle finanze in sede di monitoraggio dei citati programmi operativi”.

L’omissione commessa da Toma potrebbe essere recuperata chiedendo una breve proroga al Ministero della salute e portando gli atti necessari in Consiglio. Altrimenti si deve supporre che  il Ministero della Salute intende utilizzare l’assenza di programmazione della Regione Molise come motivo per sostituirsi ad essa nell’organizzazione delle rete ospedaliera Covid.  Nel qual caso  ci troveremmo di  fronte ad una grave responsabilità politica.

Michele Iorio