Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Donato De Marco
Egregio Direttore,
sono un professionista campobassano, amante della propria città e della propria regione, che assiste con amarezza, giorno dopo giorno, all’inesorabile declino di questa terra. I dati che ci vengono forniti sistematicamente sono impietosi: economia debole, carenza di infrastrutture, tasso di disoccupazione elevato, spopolamento galoppante.
Da anni (o meglio decenni) si parla di realizzare importanti opere infrastrutturali nella nostra regione per ridurre il gap esistente tra essa e il resto d’Italia. Poco o nulla, però, è stato fatto finora, a differenza di quanto avviene altrove, dove si programmano e realizzano strade, autostrade, ferrovie e aeroporti (si pensi, ad esempio, al raddoppio di diverse strade statali, come la “Jonica” in Calabria e la “Telesina” in Campania; all’ampliamento di vari aeroporti, come quelli di Salerno e Foggia; al potenziamento della linea ferroviaria, come quella adriatica e quella abruzzese che va da Roma a Pescara).
Il Molise, fatto salvo per il piccolo tratto costiero, è l’unica regione a non essere dotata di
un’autostrada o una superstrada a quattro corsie (anche la Valle d’Aosta, che ha una popolazione pari a meno della metà di quella del Molise, è servita da un’autostrada). Le strade a “scorrimento veloce” che attraversano la nostra regione sono tutte a due corsie, vetuste e inadeguate al traffico attuale.
A essere penalizzate maggiormente sono le aree interne, in particolare i due capoluoghi che, a differenza di Termoli, che beneficia della vicinanza alla A14, non sono serviti nemmeno da un raccordo autostradale che consenta di raggiungere in tempi accettabili le autostrade. Basta guardare poco al di fuori della nostra regione per rendersi conto della situazione in cui si trova la nostra: capoluoghi di provincia, che non sono metropoli ma città di piccole o medie dimensioni, come Avellino, Foggia, Benevento, Potenza, Frosinone, Chieti, L’Aquila, Pescara, e l’elenco potrebbe continuare a lungo, sono tutti serviti da autostrade o raccordi a quattro corsie (sic!).
Il Molise, fatto salvo per il piccolo tratto costiero, è l’unica regione a non essere attraversata da una ferrovia elettrificata comoda e veloce, e collegata all’alta velocità. I lavori di ammodernamento della linea che va da Venafro a Campobasso sono iniziati e, da quanto si apprende, dovrebbero terminare nel giro di un anno.
Ma mi chiedo: perché non si è portata l’alta velocità in Molise, almeno fino ai due capoluoghi? Perché l’alta velocità arriva a Benevento, Foggia, Potenza e non tocca i capoluoghi del Molise? Stiamo parlando di realtà molto simili alla nostra. Portare un FRECCIABIANCA o un FRECCIARGENTO (non dico un FRECCIAROSSA) a Isernia e Campobasso, nel XXI secolo, è forse un’idea balzana?
Il Molise è l’unica regione a non avere una struttura aeroportuale, nemmeno piccola e
semplice come un’aviosuperficie. Un progetto in tal senso esiste ed è all’attenzione delle istituzioni. Purtroppo anche nel trasporto aereo il Molise è indietro (tutte le altre regioni sono dotate, se non di un aeroporto, almeno di un’aviosuperficie).
È notizia recente quella che riguarda il rilancio dell’aeroporto di Foggia, per il quale le istituzioni pugliesi chiedono conforto alle province limitrofe, tra cui Campobasso, per allargare il bacino d’utenza e far decollare l’infrastruttura. E allora, mi chiedo, perché questa politica non la si adotta anche in Molise? Sarebbe forse il caso che anche la nostra regione iniziasse a esportare servizi per i cittadini di altre province o regioni anziché continuare a importarli per i propri.
Il Molise soffre da troppo tempo di una carenza infrastrutturale profonda che lo pone in una
situazione di grande svantaggio rispetto alle altre regioni, svantaggio acuito dalla grave crisi economica in atto e dal forte ridimensionamento del settore pubblico intrapreso da diversi anni, settore sul quale si è basata per lungo tempo gran parte dell’economia molisana. Restare in questa regione è sempre più difficile, considerato che l’intero pianeta si muove velocemente verso il progresso.
La mobilità rappresenta, oltre che un’opportunità per l’economia, uno dei diritti fondamentali della persona; diritto al quale i giovani non vogliono rinunciare e, per questo, continuano ad andare via da questa terra. L’uscita dall’isolamento rappresenta la via principale per il riscatto del Molise, la possibilità di agganciare il progresso e porre così un argine allo spopolamento e alla disoccupazione. Lo sviluppo socio-economico di un territorio è legato alla capacità di offrire servizi infrastrutturali e tecnologici adeguati, è inutile girarci intorno.
Ma il problema economico legato alla carenza di infrastrutture, mi riferisco in particolare a
quelle viarie, non è il solo al quale bisogna guardare: c’è il tema della sicurezza e della salute delle persone. È sotto gli occhi di tutti l’emergenza incidenti, che su strade come la Bifernina o la Trignina avvengono sempre più spesso, con conseguenze spesso drammatiche proprio a causa dell’assenza di uno spartitraffico centrale che eviti gli incidenti frontali. Per non parlare dell’inquinamento della città di Venafro, attraversata da decine e decine di auto e camion ogni giorno nonostante esista da anni una variante esterna a quattro corsie praticamente inutilizzata!
E allora forse è arrivato il momento di cambiare rotta e realizzare, in tempi ragionevolmente brevi (non possiamo permetterci di attendere ancora venti o trent’anni), qualcosa di importante per il futuro del nostro Molise. Mi auguro vivamente che questa sia la volta buona e che il Molise non perda anche questo treno.
Nel ringraziarLa per l’attenzione prestata, porgo distinti saluti.