di Pietro Tonti

C’è da chiedersi cosa è cambiato in Molise dalla prima ondata di coronavirus di marzo 2020, alla seconda di ottobre dello stesso anno, mentre ci prepariamo inevitabilmente ad affrontare la terza fase, quella 2021 nelle prossime settimane.

LA PRIMA ONDATA DELLE ATTENZIONI ESTREME

Per il Molise abbiamo assistito a dei blocchi totali, alle famose zone rosse comunali, attivati già  al primo cluster epidemico, della prima ondata del virus, addirittura con blocchi di cemento per non permettere alle persone di allontanarsi dal proprio comune e a chi voleva recarsi presso questi comuni, di non entrarvi,  fino alla risoluzione dei cluster epidemici. Dobbiamo dire, senza temi di smentita, che grazie a quest’azione i morti sono stati davvero pochi rispetto al resto delle altre regioni e, addirittura l’estate scorsa, grazie a questa attenta prevenzione, abbiamo avuto il tutto esaurito per il turismo.

SECONDA ONDATA SOTTOVALUTATA?

Poi nella seconda ondata, incredibilmente parrebbe che le autorità preposte alla gestione emergenziale da covid 19, abbiano addomesticato il virus, via le zone rosse, via le attenzioni estreme, ed ecco che nel giro di  90 giorni, da ottobre ad oggi, registriamo 211 decessi. I DPCM per le chiusure di palestre bar e ristoranti, l’imposizione dell’adeguamento ai titolari di queste imprese alle misure anti covid, per poi costringerli alle aperture a singhiozzo, non hanno impedito al virus di propagarsi, qualcosa non ha funzionato, si è preso sottogamba forse la situazione?

I trasporti degli studenti, la promiscuità senza distanziamento sui mezzi pubblici e la scuola hanno fatto saltare il banco della prevenzione, questo è assodato.

Pochissime quelle RSA che non hanno avuto contagi e morti. Assistiamo impotenti,  oramai da tre lunghi mesi, a indici sempre alti, stessa cosa per i reparti covid di terapia intensiva e malattie infettive del Cardarelli.

Le zone rosse che avevano dato prova di funzionare nei comuni nella prima fase, non sono state più applicate nella seconda con celerità, si è atteso che da due casi si presentassero dieci o 100 prima di intervenire. Continuiamo ad assistere a dei cluster assurdi come quello di Sant’Elia a Pianisi degli ultimi giorni, oltre 100 contagi e già due morti, perché senza zona rossa immediata, le attività umane sono continuate nel privato, come compleanni e il classico del periodo, le riunioni familiari per l’uccisione dei maiali, evitando distanziamenti ci si ritrova un paese infetto.

Insomma, siamo oggi con un indice di contagio “RT” tra i più alti d’Italia nel rilievo dell’ISS, dal 28 dicembre al 3 gennaio a 1,27 come la Lombardia. Assurdo che questo possa accadere in una regione che decantavamo nella prima fase del covid, come da distanziamento naturale tra persone, data la desertificazione e lo spopolamento che da anni ci accompagna.

Ci siamo allineati addirittura alla Lombardia, la più colpita dalla prima e seconda ondata epidemica.

ALLARME PER LA TERZA ONDATA

Oltre a sciorinare i dati e a ridurne le proporzioni, sminuendo e minimizzando i numeri e le percentuali, come è stato fatto fino ad oggi dalle autorità sanitarie molisane, avvicinandoci alla terza ondata, qualcosa bisognerà rivedere nell’approccio al contagio.

Triplicare l’assistenza delle USCA domiciliari, sarà fondamentale per curare il virus a casa, con i farmaci che sono ora efficaci nel 95% dei casi, senza intasare l’unico ospedale già scoppiato in attesa di un centro covid extra Cardarelli,  ma  bisognerà applicare le zone rosse comunali, già ai primi contagi senza tergiversare, o un totale lock down si presenterà come l’unica soluzione per ridurre  il coronavirus e le morti in Molise.

Vaccini? Ne parleremo in un altro articolo.