«Terra», il nuovo romanzo di Giovanni Petta, sarà presentato da Giovanni Giaccio, vice presidente del Centro Studi Alto Molise, al Komby Irish Pub di Agnone, domenica 5 settembre alle ore 18:00.

 

 «Carola – spiega l’autore –, la protagonista del mio romanzo è in difficoltà non solo per le personali vicissitudini. Soffre per l’ipocrisia del mondo che vive e che viviamo anche noi. Un esempio? Noi insegnanti siamo costretti a parlare di Costituzione e di Giustizia ai giovani ma poi nella realtà vengono dispiegati altri valori. Parliamo in classe della solidarietà ma poi vale il principio della sovranità dello Stato e quindi non possiamo intervenire in Afghanistan dove muoiono donne e bambini. Non potevo davvero immaginare che i miei personaggi potessero essere di tanta attualità in questa estate del 2021».

Ideale seguito di “Acqua” (Augh! Edizioni, 2017) – ma il libro può essere letto senza conoscere il precedente -, “Terra” accompagna il lettore alla scoperta della storia di Carola, che non sa cosa farsene del passato e non vuole pensare al futuro. Vive nel presente, nella casa di Sara e Marco che le danno ospitalità e che la coinvolgono nella gestione dell’azienda agricola di famiglia. La vita della donna è scandita dai ritmi della natura e da quelli imprevedibili e puri di Tommaso, il figlio dodicenne della coppia. Carola gli è sempre accanto, nel percorso di crescita e di gioco e in quello doloroso di una difficile guarigione. La sofferenza individuale sembra sbiadirsi e perdere importanza di fronte alla tragedia della pandemia che si diffonde in tutto il pianeta. E procedere con indifferenza, con distacco, così come fa la natura nei confronti delle catastrofi, pare rivelarsi l’unica soluzione per sopravvivere.

«La disumanità e l’indifferenza con cui stiamo trattando le sofferenze di haitiani e afgani – dice ancora Petta – non sono atteggiamenti diversi da quelli con cui abbiamo affrontato il dramma degli Ebrei nel secolo scorso. L’irresponsabilità con cui viviamo il problema della pandemia e quello dei cambiamenti climatici dimostra la nostra immaturità. La mia generazione e quella che ci ha preceduti sono davvero pessime: si accontentano di esprimere il loro dispiacere con un post sui social. E ciò acquieta i loro sensi di colpa. Ma non hanno alcuna voglia di lavorare per un cambiamento necessario all’esistenza, oltre che indispensabile per l’evoluzione più nobile del genere umano. Ecco perché sono felice di parlare del mio libro con i giovani. E ad Agnone lo farò con Giovanni Giaccio».


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