di Tonino Atella
Di Virginia Ricci, venafrana col “pallino” del riciclo nella pittura di cui la nostra è appassionatissima e che ha appena firmato interessanti mostre sia in Molise che fuori regione incontrando ovunque consensi e plausi, ospitiamo proprie considerazioni sulla filosofia del riciclo, in pittura come altrove nella vita. Al riguardo la donna afferma che “fare arte con materiale di riciclo è fare arte con idee solide e reali. L’oggetto riciclato non è inanimato, non è cosa, ma diventa soggetto dell’opera, si muove, si assembla e dà origine al discorso”. Il prosieguo del pensiero della Ricci, appena applaudita nel capoluogo di regione con propria personale : “Comporre pezzi con materiale di riciclo non è arte, o meglio non è codificabile, come gli impressionisti col loro manifesto, ma personalmente ho visitato mostre che avevano questo modo di esprimersi già 28 anni orsono ed ho trovato ugualmente mostre di artisti 80enni che illustravano quest’arte in mostre retrospettive”. Dopodiché la venafrana parla di proprie esperienze :”Ne “La valigia” del 2011 ho allestito cinque quadri bifaccia di temi a me cari : la trasformazione della forma, dell’età, dell’energia, del concetto di potere delle donne e del modernariato. Ogni concetto espresso nella sua forma più concreta e reale con la realizzazione del suo divenire. Ne “Improbabile vita di mare” ho realizzato quattro opere in argilla cotta a motivazioni marine, grandi e di respiro, con applicazioni di conchiglioni e capesante ad esprimere concetti “terreni”, davvero improbabili. Anche qui c’è l’idea del movimento, della trasformazione, dell’oggetto che diventa soggetto. Ne “Segni di mani” troviamo 4 p con materiale di riciclo, Qui l’idea del movimento è coordinata all’idea del senso della delicatezza (mani di bambine ed impronte di dita) e della forza (mani che offrono e che si scontrano)”.