Colpo di scena in Consiglio regionale, nel primo pomeriggio il Presidente Toma, dopo una breve consultazione telefonica con il leader della Lega Matteo Salvini, ha proceduto alla nomina del quinto assessore in Giunta.
Lo avevamo già anticipato e rientrava nella rosa dei papabili al ruolo esterno assessorile, si tratta del leghista presidente del Consiglio comunale di Termoli, politico navigato Michele Marone. Tutte le ipotesi di procrastinare a novembre la decisione sul quinto assessorato sono state spazzate via dal decisionismo del presidente della Giunta che non ha tenuto minimamente in considerazione la lettera sottoscritta dai sei consiglieri di maggioranza che non ravvedevano la necessità di ulteriori spese per la regione nella nomina di un assessore esterno non eletto.
A firmare tale documento i Consiglieri D’Egidio, Di Lucente, Cefaratti, Calenda, Romagnuolo e lo stesso Presidente del Consiglio Micone. Le deleghe assegnate al nuovo assessore sono le stesse affidate prima a Mazzuto: Politiche della famiglia, giovanili e di parità; Politiche del lavoro; Politiche sociali, Terzo settore; Politiche per l’immigrazione; Tutela dei consumatori.
Intanto la giornata politica è stata contraddistinta in Consiglio regionale da una maggioranza vacillante. Il governatore è andato giù, su una mozione presentata dai pentastellati sulla Finmolise e la gestione dei fondi pubblici su incarico della regione. Mozione approvata con 11 voti favorevoli, contro nove contrari.
Le consigliere di centro destra Mena Calenda e Aida Romagnuolo con Michele Iorio hanno votato con i pentastellati e i dem, approfittando anche di alcune assenze forse volute nei banchi della maggioranza. Un governo che appare precario, continua a mancare la rappresentanza in Consiglio della Lega e le vive proteste di chi si aspettava di essere richiamato nel carroccio, le due espulse dal partito calenda e Romagnuolo si fanno sentire.
Ora presumibilmente sarà battaglia in Consiglio su mozioni e decisioni di giunta da approvare in aula. Una situazione che Toma dovrà gestire con le pinze sui carboni ardenti per le due consigliere e, una maggioranza davvero risicata. Le due con Michele Iorio, hanno dimostrato di poter fare il bello e il cattivo tempo, porre quindi anche in minoranza l’amministrazione di centro destra.
Toma intanto, forte della presunta o meno consapevolezza che nessuno rinuncerebbe ad uno stipendio di 12 mila euro mensili tra i consiglieri per mandare a carte 48 l’esecutivo e non avere la certezza di essere rieletti, va avanti senza tener conto di proteste e posizioni contrastanti degli scontenti.