Condivisibile la riflessione di Cimino sui candidati alle politiche nel Molise che riportiamo integralmente:
<<Desidero spendere due parole per questi ultimi scampoli di una balneare campagna elettorale – afferma il presidente dell’ODG Molise- In sintesi esprimo sostanzialmente due concetti. Il primo consiste in uno sconfortante rammarico per non aver trovato in un solo candidato, temi riguardanti la riforma della professione giornalistica. Mentre il Consiglio nazionale dell’Ordine e l’Ordine regionale del Molise si apprestano a festeggiare la nostra sede a Campobasso ed i 60 anni della legge n.69, mi sarebbe piaciuto leggere qualche passaggio sull’accesso all’esame di stato, sulla modifica della legge dell’ordinamento professionale, avrei gradito che qualcuno spendesse un briciolo del suo tempo sulla fine della nostra cassa previdenziale Inpgi specie per la gestione separata, insomma… anche questa sentenza del Consiglio di Stato sulla rideterminazione del contributo del Mise alle Tv, avrebbe potuto scuotere qualche aspirante deputato e senatore sul ruolo del finanziamento pubblico nella informazione.
E invece… – continua Cimino – ”Silenzi”, cantava Renato Zero. Neppure la crisi energetica che colpisce tra l’altro le radio e le tv, né tantomeno la crisi sulla carta, hanno stuzzicato la curiosità di alcun candidato. Evidentemente non è affar loro, oppure… la carenza di argomenti la fa da padrona in un deserto programmatico e culturale. A questo punto, mi chiedo se… se ne siano accorti, oppure se sono troppo presi da sondaggi, cene, aperitivi e sparuti comizi di piazza.
Eppure mi meraviglio perché abbiamo alcuni giornalisti pubblicisti candidati, uno dei quali non persevera nello sbandierare la sua iscrizione nel Lazio (che ho prontamente verificato: ebbene sì, dal 2004). Tira fuori in continuazione la tessera dal portafogli, per evidenziare l’appartenenza con noi, ma senza ergersi a paladino della categoria. Peccato: magari dopo il calcio, le strade degli anni ’60 e il debito sanitario, potrebbe aiutarci nel favorire qualche concorso pubblico (magari nella sanità), visto che come al solito il reclutamento dei colleghi avviene in modo quantomeno bizzarro.
Stesso dicasi anche per colui che annuncia una legge per il Molise: potrebbero inserirci anche un comma sull’informazione, oramai ridotta al lumicino, non in termini di qualità, ma di prospettiva. E mi ricollego al secondo concetto. Quello della parsimonia. E sì perché siamo passati da coloro che utilizzavano la piattaforma Rousseau anche per scegliere quale pasta far scendere alle mogli, a magri investimenti nella campagna elettorale diretta. Un tempo, votandosi ogni 5 anni, si attendevano le Politiche perché portatrici di respiro economico.
Ora la stampa è tenuta in così grande considerazione che un pacchetto elettorale costa meno di una cena, con fattura. Poi questi lor signori ci chiederanno di seguirli politicamente per 5 anni: se il buon giorno si vede dal mattino, mi pare sia un atteggiamento da braccini corti. E su questo – conclude Cimino – i candidati molisani, anche i più spavaldi, non hanno fatto mistero del famoso detto campobassano: largo di bocca e corto di mano.