di Pietro Tonti

Il Ditoriale – Diamoci una scrollata. Non possiamo registrare l’ennesima negatività e nasconderci nell’affermazione oramai consolidata: “Il Molise non esiste”.

Vorrei che questa massima si trasformasse in: “Il Molise che resiste”, in quanto abbiamo in tanti scelto di rimanerci in questa terra e tentare di farla progredire in qualche modo.

Se comunque fino ad oggi siamo riusciti a combinare poco di buono, la colpa è di tutti, non solo della politica.

Mi rincresce dover evidenziare da cronista l’ennesima debacle di questo Molise, dettata dalla statistica della visitazione dei musei statali (tabella allegata in basso), fornita dal Mibac, la quale ci vede come fanalino di coda in tutta la nazione, per il numero esiguo di visitatori nei musei  rispetto a 17 regioni prese in esame, escluse quelle a statuto speciale che navigano in paradisi sponsorizzati dal Governo.

Non è certamente positivo il trend per il periodo 2013/2016 dove si registra un – 1,9% di visitatori rispetto ai dati già striminziti di circa 76.000 visitatori annuali per i tre anni di riferimento.

Non ci siamo, superfluo discutere che l’Abruzzo registra per il triennio un dato negativo del – 12,2% e un – 15% nel 2017 rispetto al nostro -1,1% nello stesso anno. Anche il Friuli Venezia Giulia risente perdite percentuali del – 9,5% nel triennio 2013/2016, ma nel 2017, grazie a politiche di incoming il trend è più che positivo, addirittura del + 13,5%.

Dati questi che dovrebbero far riflettere e stimolare delle politiche sinergiche per invertire la tendenza al baratro, tra i responsabili del Mibac e l’amministrazione regionale.

Proporre politiche di sviluppo turistico, pacchetti, non solo unidirezionali sul Basso Molise presente anche alla Bit di Milano, ma un occhio all’interezza del territorio, integrando mare e monti su target indicizzati di flusso turistico, dovrebbe essere la regola.

Puntare in sintesi su poche strutture ospitanti, non serve a nulla. Poi potremmo parlare di promozione, ma anche in questo caso che senso avrebbe?

Non abbiamo mai visto uno spot sponsorizzato dalla regione Molise sui mass media nazionali, come le altre regioni fanno da anni per stimolare l’incoming turistico, e non si venga a dire che qualora si mandasse in onda uno spot promozionale del Molise, non sapremmo come fare per arginare il grande flusso di visitatori. Magari ci fosse un flusso continuo, ma dov’è?

Non possiamo meravigliarci di questi risultati deludenti del Mibac, quando l’assessorato al Marketing territoriale non dispone di alcuna risorsa economica. Eppure le misure europee danno la possibilità di attingere a milioni di euro per stimolare il turismo, la promozione del territorio e la crescita di una filiera che tutti vorrebbero come volano di sviluppo generale per il territorio molisano, o no?

Da decenni, ascoltiamo ad ogni appuntamento elettorale la solita manfrina di possibilità, peculiarità nostrane da rivalutare, ma chi e come si dovrebbe agire, pare che nessuno lo sappia, o non interessa a nessuno saperlo e . Questo credo che sia il momento più favorevole al rilancio, non c’è più lavoro; le filiere industriali sono scomparse; molti imprenditori fuggiti con il bottino, altri si sono visti pignorare dal fisco i frutti di una vita; l’edilizia in crisi profonda. Cosa si aspetta ad agire, a mutuare da regioni come l’Emilia Romagna il modello di sviluppo turistico per farlo proprio e iniziare a crederci?

La Termoli turistica del 2017 ha fatto registrare numeri ragguardevoli, ottimo viatico per osare, divulgare e ampliare il sistema turistico nelle zone interne, in provincia di Isernia per esempio, ma chi ci crede veramente? Non lamentiamoci dei numeri relativi delle visitazioni museali, è solo la cartina tornasole di un sistema che non c’è, come lo stesso Molise che non esiste, ma deve necessariamente invertire la tendenza se vuole esistere, rispetto alla quotidiana, laconica forza della disperazione che ancora ci permette di resistere. La speranza è sempre ultima a morire.