Il mattone -leggi edilizia- è fermo a Venafro, segno della crisi tutt’altro che alle spalle e che si riversa anche sugli altri settori, frenando la stessa crescita demografica. I costruttori pur di vendere sono scesi a € 1.000 a mq., ma gli acquirenti non ci sono.
Al Comune spettano i correttivi giusti ed immediati, evitando l’ulteriore tracollo dell’economia cittadina ed arginando il calo demografico, vera mannaia per il futuro.
Un tempo i costruttori, o i palazzinari se preferite, vendevano addirittura sulla carta, ossia sui progetti appena messi su lucido da architetti ed ingegneri prima ancora di cominciare materialmente a costruire, e facevano come suol dirsi affari d’oro. Erano i tempi in cui Venafro, come del resto gli altri centri della nostra regione, cresceva topograficamente e demograficamente giorno dopo giorno, le nuove aree residenziali si moltiplicavano che era un piacere e la città procedeva speditamente sulla strada della crescita e dello sviluppo urbanistico con soddisfazione generale. Ci riferiamo ai bei tempi per costruttori, acquirenti ed operatori commerciali in genere. Il sistema andava a gonfie vele ed ognuno ne traeva vantaggi e soddisfazioni. “Il mattone” tirava tantissimo, piccoli e grossi risparmiatori vi investivano volentieri, con effetti positivi tutt’intorno. Oggi, a qualche decennio di distanza, la situazione è ben diversa. “Il mattone” non va più come una volta, i costruttori -alla pari dei lavoratori del settore edile- sono per lo più con le braccia conserte mancando gli acquirenti e, pur di vendere quanto è stato faticosamente realizzato, sono arrivati a scendere di brutto coi prezzi di vendita : oggi a Venafro si cerca di vendere un appartamento in condominio a € 1.000 a mq, contro i 1.500/1.800 del passato, ma l’invenduto è consistente, mentre i nuovi interventi residenziali sono slittati nel tempo data la difficile situazione in atto. Di riflesso l’intera città batte il passo, essendo risaputo che fermo il settore edile tutto il resto rallenta, si blocca addirittura. Ne risentono i commerci, l’artigianato, l’agricoltura, i servizi e gli altri comparti dell’economia cittadina. Non sono casi isolati infatti i tanti magazzini e negozi sfitti nel centro cittadino, così come non esulano da tale disamina di crisi generalizzata le attività commerciali che scompaiono a decine dall’oggi al domani, sotto l’incalzare di una crisi che non conosce ostacoli. Ovvio che siffatte negatività si traducano anche in un consistente freno demografico. Venafro lo sta conoscendo in maniera consistente sulla propria pelle, non riuscendo tanti giovani a mettere su famiglia e procreare stante le diffuse difficoltà economico/lavorative dei tempi correnti. Urgente perciò invertire la tendenza. La prima e più essenziale mossa spetta certamente al Comune che deve farsi carico del rallentamento dell’economia locale, del calo demografico e del graduale spopolamento della città, fenomeno questo sotto gli occhi di tutti ma da nessuno preso seriamente in considerazione, operando per salvare il salvabile. Molti giovani venafrani infatti hanno preso o stanno prendendo altre strade dopo aver girato giocoforza le spalle alla loro città d’origine che non sa garantire loro un futuro di certezze. Le istituzioni pubbliche locali hanno l’obbligo a questo punto di trovare le soluzioni giuste, prima che lo spopolamento si completi impoverendo tutto e tutti. Cosa e come fare per arginare quanto di così negativo sta avvenendo ? Individuare nuovi piani commerciali, pianificare nella maniera giusta la crescita urbanistica futura ed indirizzare intelligentemente le nuove risorse finanziarie attraverso studi ed approfondimenti di assoluta affidabilità e competenza. In palio ci sono la Venafro del futuro, le speranze delle sue nuove generazioni e le naturali aspettative degli adulti che chiedono certezze per figli, nipoti e per loro stessi. Ossia c’è tutto quanto basta e avanza perché ci si adoperi col massimo senso della responsabilità !
Tonino Atella