di Pietro Tonti

Dopo una Pasqua anomala e da stato di guerra con la privazione della libertà individuale, non sappiamo fino a quando, se oltre anche il 3 maggio, data che il Presidente del Consiglio  ha riprogrammato, e lo ha fatto ogni 15 giorni per rendere meno penosi e accettabili gli arresti domiciliari per gli italiani. Non possiamo esimerci da alcune riflessioni che non possono che apparire drammatiche per il Molise.

L’Emergenza sanitaria con il mantra a reti unificate “restate a casa” non nasconde la chiara difficoltà di artigiani, piccole e medie imprese che entro il 3 maggio avranno maturato 60 giorni di chiusura e mancati incassi, senza la possibilità di ritornare alla normalità in tempi ragionevoli.

Infatti, oramai è chiaro che pur riaprendo a singhiozzo alcune attività, il mondo economico dovrà fare i conti con il coronavirus. Immaginate la riapertura dei ristoranti, in cui un gestore ha bisogno di 100 posti a regime per reggere l’attività e ne saranno decurtati almeno la metà per permettere il distanziamento sociale, come faranno a reggere tra tasse e mancati incassi?

I Parrucchieri o le estetiste, quali misure dovranno adottare per non diventare veicoli di contagio. Dovranno dotarsi di tute antibatteriologiche e ad ogni cliente che gestiranno dovranno entrare in una stanza apposita per disinfettarsi e disinfettare gli ambienti dove il cliente ha avuto il trattamento?

E cosa incasseranno se riusciranno a ripartire, e in quanto tempo?

Così il già precario turismo in questa regione.  Insomma, sappiamo che fino a quando questo virus non sarà relegato a ruolo di semplice influenza non ne usciremo. I tempi? Un anno, forse due chissà?

Intanto nel Molise, all’ecatombe economica già registrata dalle chiusure delle filiere produttive negli ultimi dieci anni, con il riverbero sulle centinaia di saracinesche abbassate per debiti, esose tasse e pochi affari per piccoli e medi imprenditori, con questa ulteriore mannaia da virus saranno costretti a chiudere in tantissimi e a fuggire fuori regione o all’estero.

Il covid farà precipitare l’economia regionale al dopoguerra. Uno scenario apocalittico? Non si discosta molto dalla realtà e il Governo non accompagna assolutamente. Come nemmeno le misure regionali, poco convenienti, basta andare in banca per avere meno costi e meno burocrazia del microcredito.

Ad oggi, dopo un mese, non è arrivato un euro alle imprese, non è arrivato un euro alle persone fisiche di quei miseri 600 euro sbandierati a reti unificate.  Il fallimento dello Stato per il sistema economico è dettato dai 400 miliardi di euro di cosa?

Di firme a garanzia di imprese che dovrebbero sopravvivere indebitandosi ulteriormente con le banche a tassi correnti, dovranno continuare a pagare tasse incredibili pregresse senza incassi.

Non era cosa buona e giusta avviare e trovare i fondi per delle misure a  fondo perso per le imprese molisane alla canna del gas?

Con questa manovra che non regala nulla a nessuno, prepariamoci a un futuro nefasto, all’accelerazione di quella desertificazione che mieterà ulteriore spopolamento per motivi economici e non avrà più senso tra un paio di anni  parlare di Molise come entità regionale.

Se non si corre ai ripari con concretezza, senza burocrazia e attendismi, le attività nel Molise saranno delle highlander in ogni settore: ne rimarranno davvero poche.