di Claudia Mistichelli

La tecnologia ci semplifica la vita ma, ci rende schiavi di apparecchiature supertecnologiche e ci distrae dalla vita reale e quotidiana.

La possibilità di essere sempre connessi a internet, ed essere aggiornati continuamente su tutto quello che accade in Italia e nel Mondo, hanno tolto attrattività alla televisione e anche alla lettura dei giornali.

Per fare audience, ci bombardano di brutte notizie. I telegiornali, come anche i programmi di intrattenimento quotidiani, sono concentrati solo sulle vicende di cronaca nera o di violenza.

Eppure in Italia esistono tante cose positive, mostre d’arte, premiazioni, scoperte, territori da visitare, ma la televisione e i giornali non ne parlano quasi più.

Siamo oppressi dai Tg, circa ogni 30 minuti, costantemente su tutti i canali televisivi e anche alle radio. Trasmettono tutti le stesse notizie e le stesse tragedie, a ripetizione tutti i giorni della settimana, compresi i festivi.

Le persone sentono questa pressione continua sulle proprie spalle e sul proprio futuro. Quindi, l’ansia si trasforma in paura e poi in rabbia, infine si manifesta nel quotidiano, con reazioni spropositate, anche per piccole discussioni.

Sembra che ci sia una precisa volontà di tenerci costantemente in stato di paura, tensione e agitazione. Ormai tutto è violenza: i film, i cartoni animati, internet, i giornali.

Ovviamente la crisi economica, i problemi di lavoro ed esistenziali, non aiutano, per questo motivo il popolo italiano è sempre arrabbiato. Il cittadino vede e subisce tante ingiustizie alle quali non sa come far fronte. Le persone si sentono abbandonate dalle istituzioni e non sanno a chi gridare il proprio dissenso o a chi chiedere aiuto.

Oggi, ogni cosa è profitto, anche l’associazionismo, non è più visto come aggregazione e solidarietà, ma concepito come fonte di guadagno e per scopi propagandistici.

Questa stortura della vita, esaspera gli atteggiamenti delle persone, non ci sono più punti di riferimento e non si sa più a chi dare fiducia.

E’ parere comune che facebook sia una delle cause, invece, è l’unico sfogo delle persone. Proprio la mancanza di riferimenti e la lontananza dalle istituzioni, rendono le persone indifese, insicure e ostili.

I social network servono a manifestare la rabbia che, altrimenti, verrebbe repressa e potrebbe esplodere in maniera violenta.

La soluzione è semplice ritornare a fare gruppo, ritornare a creare circoli ricreativi, solidali e di svago, ritornare ad essere vicini alle persone, ritornare a godere la vita insieme alla famiglia e agli amici, ritornare a vivere veramente.

Esiste una rabbia che non ha niente a che vedere con la cattiveria. E’ il ruggito di chi sta proteggendo le proprie fragilità. (P. Felice)