Un “grido di rabbia” assai risentito arriva da tanti venafrani. <Il fiume San Bartolomeo, che sorge a Venafro e che per secoli è stato il vanto e soprattutto la preziosissima risorsa per lavoro ed economia agricola della città, versa oggi in condizioni pietose. Il suo letto é assai sporco e vi si trova di tutto all’interno: dalla plastica a rifiuti e depositi di ogni genere che ovviamente rovinano le pur preziose acque fluviali. Queste, è bene sottolinearlo a dimostrazione della necessità di avere un San Bartolomeo finalmente pulito e decente, da sempre vengono utilizzate dagli ortolani di Venafro, denominazione tipica locale degli orticoltori, per irrigare i terreni coltivati ad orti, innaffiando verdure ed ortaggi perché continuino a crescere rigogliose e saporite secondo storia e natura. Se però tali acque risultano, come purtroppo acade, invase da materiali che non dovrebbero esserci e addirittura ricoperte da abbondantissima vegetazione spontanea non rimossa da anni, ne derivano conseguenze e problemi di non poco conto facilmente immaginabili>. Cosa fare perché il San Bartolomeo torni il bel fiume di un tempo? <Occorre ripulirlo, tirando via tutto quanto non dovrebbe essere nel suo letto: dalla plastica a depositi vari, dai rifiuti al verde eccessivo ed invadente. Oggi è praticamente impossibile avvicinarsi al fiume per tutto quello che c’è lungo gli argini e nelle sue acque. Si pensi che una volta nel San Bartolomeo si effettuavano anche salutari e rigeneranti bagni estivi. Attualmente la situazione è tutt’altra, addirittura tali acque sono diventate inavvicinabili! Speriamo vi si ponga rimedio in tempo>. Si gira l’istanza popolare al Comune di Venafro perché provveda per quanto di propria competenza, o ad altri eventuali enti ed istituzioni pubbliche preposte.
Tonino Atella