Avevo richiesto a mia zia Enrichetta, sorella minore di mia madre, Suora missionaria dell’ordine delle Ancelle Eucaristiche di Melito di Napoli, di descrivere la sua esperienza di missionaria in Indonesia.
Da anni vive l’apostolato sull’Isola di Flores, lei nata e vissuta nella frazione di Colle Martino nel comune di Isernia fino all’età di 18 anni, per seguire la vocazione a Melito di Napoli, dove ha insegnato nella scuola primaria dell’istituto per anni prima di dedicarsi alle missioni di evangelizzazione, prima in Africa, per poi approdare in Indonesia.
La sua testimonianza sulla realtà attuale di Timor Est è drammatica, testimone di un disastro dovuto alla guerra civile che colpì l’isola nel 1999 e conclusasi nel 2002. Povertà assoluta e i postumi insanabili delle morti atroci, delle mutilazioni inferte ai familiari di chi è rimasto in vita.
Una realtà dimenticata oramai dai mass media che riportavano in quegli anni attraverso gli inviati di guerra, la barbarie, la disperazione di un piccolo popolo che chiedeva solo libertà e indipendenza.
Vi invito a leggere la descrizione toccante di Suor Enrichetta, un grido di aiuto per non dimenticare e far fronte alle esigenze di questo piccolo lembo di terra dalle grandi sofferenze, meritevole di carità, di attenzioni e attente riflessioni.
Il direttore Pietro Tonti
di Suor Enrichetta Tortola
Timor Est – “Ho sempre presente nella mia mente e nel mio cuore due bambine che escono da una baracca fatiscente di bambù e hanno tra le mani due pulcini: li portano al mercato con la speranza di venderli per ricavare qualche soldino per la famiglia”.
<< Da diversi anni mi trovo in missione in Indonesia, nell’isola di Flores, non e’ dell’Indonesia che vi voglio parlare oggi, questo lo rimando ad altra occasione, bensì di Timor Est, uno stato che non e’ alla ribalta della cronaca, che pare essere dimenticato dal resto del mondo ma, che avrebbe tante cose da dire.
Per legge indonesiana gli stranieri devono uscire dall’Indonesia ogni sei mesi e rinnovare il visto sul passaporto in un altro stato. Per questo motivo, mi reco da anni in Timor Est, in quanto e’ la nazione che ci permette di affrontare il viaggio con meno spese, anche se difficile e rischioso.
Per raggiungere Timor Est, dall’ isola di Flores, si può viaggiare per via mare attraverso l’ Oceano Indiano che spesso risulta minaccioso e mette in serio pericolo le piccole imbarcazioni. Si può scegliere di partire con l’aereo per raggiungere l’Isola di Timor, ma anche in questo caso ci sono pericoli a causa delle frequenti perturbazioni. Raggiunta l’ Isola di Timor, che fa parte dell’arcipelago indonesiano, si continua il viaggio verso Timor Est per via terra.
Con piccoli pulmini si parte di mattina alle quattro e si arriva alla città di “Dili” alle ore diciannove. Le strade sono, per la maggior parte, dissestate a causa delle piogge torrenziali che le rovinano.
I miei viaggi verso Timor Est , che considero parte della missione e che quindi richiedono un grande spirito di sacrificio, da circa due anni sono diventati più frequenti in quanto vi e’ sorta una nostra comunità missionaria, tenuta da tre suore indonesiane e una suora portoghese.
Si trova a Metinaro, una zona alla periferia di Dili. Mi ci reco per visitarla e per sostenerla.
Fino a pochi anni fa in questo Stato apparivano ovunque i segni, le rovine della guerra civile che lo aveva colpito; case bruciate, sventrate dalle bombe, persone con espressioni di dolore sul volto per i massacri assistiti e per la perdita di familiari.
Le atrocità commesse sono terribili, fa sentir male solo al ricordo, solo a parlarne!
Dopo una triste storia di invasioni, di guerre, di rivolte, Timor Est sta cercando di rialzare la testa. Oggi e’ una Repubblica Democratica Indipendente, con un popolo palesemente orgoglioso della propria liberta’.
C’e’ un certo sviluppo economico grazie soprattutto a discreti giacimenti di petrolio. La Comunita’ Europea offre il suo aiuto nella costruzione delle strade, delle infrastrutture. Questa presenza positiva dell’Europa mi ha fatto sentire orgogliosa di essere europea.
Timor Est ha un mare meraviglioso, le cui acque sembrano accarezzare questa terra, quasi a consolarla dalle sofferenze subite, dai dolori e dalle ferite. Ha dei bellissimi promontori dai quali e’ possibile osservare paesaggi stupendi.
Le numerose colline intorno a Dili appaiono spoglie, scarse di vegetazione soprattutto durante il periodo di siccità. Quando ci sono le piogge, nella stagione monsonica, periodo che va da dicembre ad aprile, si rivestono di un delicato mantello verde di erbe.
Per i Timoresi la pioggia e’ una benedizione perchè possono vivere e svolgere le loro principali attività quotidiane, possono soddisfare meglio i bisogni degli animali, i quali rappresentano una loro principale risorsa.
Altra piccola risorsa per la popolazione autoctona e’ la pesca, realizzata con sistemi ancora estremamente rudimentali. Il commercio nella Capitale e’ tenuto dai cinesi.
Nella zona di Metinaro, dove e’ presente la nostra comunita’, le famiglie vivono in fatiscenti baracche di bambù che a volte il vento scoperchia o addirittura le abbatte. Solo pochi riescono a costruire una casetta in blocchi di cemento, prodotti da loro stessi manualmente.
In questa zona ho visitato, con la mia comunità, le famiglie che convivono con i loro animaletti: maialini, caprette, polli, e i più fortunati, tanto da essere chiamati “boss”, hanno qualche mucca. Ho visto persone anziane malate che dormono sulla nuda terra, sopra un piccolo giaciglio fatto di bambù.
Ho visto persone che a colazione, a pranzo e a cena si nutrono solo di qualche banana. Non si vede nessuna persona in sovrappeso, sono tutti magri, denutriti.
Durante il periodo dell’assenza delle piogge anche gli animali dimagriscono. Le caprette vanno in giro belando in cerca di cibo e di acqua, i maialini si lamentano, alle mucche si possono contare le costole sottopelle.
Le coltivazioni di riso sono assenti in questa zona. Cerchiamo di provvedere, per quanto ci e’ possibile, ai loro bisogni ma, ci sarebbe molto da fare.
Speriamo che la Provvidenza di Dio raggiunga questi nostri frateli suscitando cuori generosi e solidali.
C’e’ un bisogno impellente di acqua, risorsa indispensabile di vita. Bisognerebbe scavare pozzi ma il costo per le spese e’ alto.
Ho sempre presente nella mia mente e nel mio cuore due bambine che escono da una baracca fatiscente di bambù e hanno tra le mani due pulcini: li portano al mercato con la speranza di venderli per ricavare qualche soldino per la famiglia>>.
La Guerra Civile a Timor Est
La crisi di Timor Est del 1999 fu una crisi internazionale verificatasi nel 1999 a Timor Est, durante l’occupazione da parte delle forze armate indonesiane. Cominciò con attacchi di anti-indipendentisti contro la popolazione civile, per poi degenerare in atti di violenza più generalizzati nell’intero paese, e in particolare nella capitale Dili. La violenza scoppiò dopo che la maggior parte dei cittadini votanti scelse l’indipendenza dall’Indonesia attraverso il referendum. Si stima che circa 1.400 civili siano morti. Una forza delle Nazioni Unite detta INTERFET e composta per la maggior parte da personale militare australiano fu dispiegata in Timor Est per ristabilire l’ordine pubblico e mantenere la pace.
Ad ottobre 1999 poi le Nazioni Unite assunsero l’amministrazione di Timor Est con la United Nations Transitional Administration in East Timor (UNTAET) che amministrò il Paese per un periodo di circa due anni, al termine del quale il controllo passò alle nuove autorità di Timor Est, che il 20 maggio 2002 proclamò la sua indipendenza. (Fonte Wikipedia)