Le fonti storiche rivelano i campi di internamento imposti dal regime fascista dal 1940 per il Molise: Agnone, Boiano, Casacalenda, Isernia, Vinchiaturo.
I prigionieri, soprattutto stranieri che vi vennero rinchiusi erano ebrei, balcanici – in prevalenza Rom – provenienti dalla ex Jugoslavia dove imperversavano i crimini ordinati da Mussolini all’esercito fascista rimasti nell’oblio e di cui mai si parla; e vi erano oppositori antifascisti e chiunque il regime fascista decidesse di perseguitare.
Furono liberati l’8 settembre all’indomani dell’armistizio.
Ma questa era solo una “piccola parte” di quei crimini contro l’umanità senza precedenti, che furono perpetrati dai regimi fascisti italiano e tedesco, con lo sterminio di milioni di esseri umani innocenti, colpevoli di essere ebrei, rom, sinti, oppositori antifascisti, comunisti, socialisti.
E tra essi anche migliaia di italiani, tra bambini, donne e uomini inermi, vittime delle deportazioni e delle stragi di innocenti che l’esercito nazista, con vergognoso il sostegno attivo e sotto essenziale guida logistica dei criminali fascisti italiani, disseminarono lungo la nostra penisola.
Ampliando l’orizzonte, quei regimi fascisti, in Italia come in Germania, da un lato furono i mostri generati dal capitalismo occidentale per dirigerli contro le speranze di una nuova umanità lanciate dal movimento dei lavoratori e dalla rivoluziona socialista, dall’altro furono vergognosamente favoriti dal regime stalinista, anche con supporti materiali e militari, con il patto del ’39 fatto per fini spartitori, dopo aver consumato la distruzione della Rivoluzione d’Ottobre di Lenin e Trotsky.
Come documentato storicamente, fino ad un minuto prima dell’invasione nazifascista, Stalin pensava ottusamente che Hitler avesse mantenuto il “patto di non aggressione”.
Furono solo l’eroismo ed il sacrificio del popolo sovietico e dell’Armata Rossa rimasti forgiati dalla rivoluzione, che, nonostante il regime burocratico criminale di Stalin, riuscirono a liberare l’Europa dalla feccia nazifascista, liberando anche i campi di concentramento.
Il PCL Molise, rinnova la sua richiesta ai cinque comuni molisani predetti di creare un “percorso della memoria antifascista”, affinché le nuove generazioni possano fare tesoro della esperienza storica, perché i crimini del fascismo non possano più ripetersi sradicandone le cause alla radice, perché quel veleno razzista che fu iniettato tra settori popolari per deviarli verso falsi obiettivi e guerre tra poveri, e che oggi sta pericolosamente rigurgitando anche nel Molise, venga stroncato sul nascere, per costruire una società più libera e più giusta o, quantomeno, per restare umani.
27/01/2019 PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI – SEZIONE MOLISE