Di Domenico Angelone

In Calabria nella penultima domenica di campagna elettorale tanto fango si riversano addosso i pentastellati chiamando in causa anche il Molise e il parente scomodo di Andrea Greco candidato alla presidenza per il M5S nelle passate elezioni regionali e attuale capogruppo pentastellato in Regione.

Il Fatto di Calabria.it testata registrata al Tribunale di Cosenza del direttore Domenico Martelli, riporta nel titolo:

“ Il cugino di Calabria e lo zio del Molise due pesi e due misure per Morra e per la sete (fintamente) giustizialista di parte dei Cinquestelle”.

Cos’è avvenuto?

Il Fatto Quotidiano” riporta: “un cugino di Francesco Aiello candidato presidente in Calabria con i Cinquestelle, peraltro morto 5 anni fa, invischiato in fatti di ‘ndrangheta”.

Nicola Morra, il senatore, presidente della commissione Antimafia, dopo questa notizia si è espresso così in un articolo apparso sul Corriere della Sera, contro il candidato governatore del Movimento in Calabria Aiello: «Una parentela non è un reato ma è questione di opportunità. In passato, anche in assenza di reati abbiamo preso le distanze da nostri candidati».

E’ qui che interviene “Il Fatto di Calabria”, attraverso un articolo approfondito scrive:

<<Il caso di Aiello non fa pari con quello di Greco, precedente ben più grave in termini di parentele criminali. Silenzio assoluto, in quella circostanza. E per i social, parenti per parenti, ci sono ombre ben più contemporanee sullo sfondo.

Di lui, di Sergio Bianchi, raccontano le cronache giudiziarie che è stato forse il più spietato killer delle mafie del Paese. Un “pupillo” matto con la pistola in mano, per don Raffaele Cutolo. A tirare cocaina come fossero tirate di sigarette. Don Raffaele che ad un certo punto lo “presta” a Franco Pino, astro nascente della ‘ndrangheta cosentina. Ci sono omicidi di un certo peso da portare a compimento. Francesco Neri, ritenuto il mandante dell’omicidio dell’avvocato cosentino Silvio Sesti, lo descrive così: “Era una persona pericolosa al 100 per cento, era uno che aveva ammazzato 200-300 persone”.

Praticamente questo usciva la mattina e si prendeva la taglia su ogni persona della Nuova famiglia (il clan rivale, ndr) e si prendeva tre milioni a morto e ne ammazzava due o tre al giorno.  Bianchi, super killer di camorra prestato alla ‘ndrangheta cosentina in ascesa, sposa la sorella del papà di Andrea Greco, Giuseppina Greco. Chi è suo nipote Andrea Greco si fa prima a chiederlo in Molise – scrive il Fatto Di Calabria – È l’ex candidato Cinquestelle per la presidenza della Regione nella tornata del 2018, oggi è ambizioso consigliere regionale. Andrea Greco oggi ha 34 anni e non era neanche nato quando è stato ucciso suo zio, lo zio dalla pistola tristemente facile. Uno zio però molto di casa se è vero come è vero che, da latitante, con la moglie va a vivere in casa del cognato, Tommaso Greco, il padre del candidato pentastellato e oggi consigliere regionale in Molise.

Quando Bianchi si dà alla latitanza (per la cronaca, il super killer verrà ucciso un anno dopo) la polizia fa irruzione in due abitazioni, nella convinzione che si nasconda in una delle due. Una delle due è proprio del papà dell’attuale consigliere regionale del Molise, il Pentastellato Andrea Greco, nel 2018 candidato alla presidenza della Regione. Perché anche lì dentro s’è nascosto lo zio più temuto d’Italia in termini criminali.  Le fanfare dell’Antimafia, la scure inquisitoria e giustizialista e le “morali” di Morra e dei falchi Cinquestelle – continua l’articolo – non hanno proferito verbo, a proposito dello zio scomodo del Molise. Né prima, né durante, né dopo. A differenza dei tempi da record che proprio il presidente dell’Antimafia (sempre Morra) ha usato invece per prendere le distanze dal prof Unical Francesco Aiello, che sulla carta dovrebbe correre per la presidenza della Regione Calabria con tutto il vento in poppa dei Cinquestelle.  Penalmente parlando la vicenda non ha alcuna rilevanza. Penalmente, però. In Calabria, terra di ‘ndrangheta, c’è da ragionare “alla Gratteri”, o se si preferisce “alla Di Matteo”.

“Al minimo dubbio, nessun dubbio” diceva Gianroberto Casaleggio e mi sembra che sia questa la filosofia da sposare». Due pesi e due misure, quindi. Lo zio del Molise non vale il cugino di Calabria e dire che in termini di vittime lasciate per terra sulla bilancia il piatto piange. >>