di Pietro Tonti

Parlare di Europa di “Comunità Europea” dovrebbe garantirci quel senso di fiducia, di comunione di intenti sulla gestione della vita quotidiana. Dovremmo essere garantiti, insieme agli altri Stati europei che ne fanno parte, nel condividere le scelte unite e valide per le circa 500 milioni di anime che ne fanno parte.

Ci piacerebbe avere una linea univoca sui grandi temi, sull’immigrazione, sulla fiscalità, sulla sicurezza, ed in primis sulle scelte in tema sanitario.

Purtroppo L’Europa che sbandierano nelle campagne elettorali e negli slogan politici di partito, è il contrario di quello che il cittadino comune si aspetterebbe.

Lo dimostrano inequivocabilmente le decisioni sulla pandemia, sull’approccio al contenimento del contagio, senza una linea comune, ogni Governo decide per proprio conto e tali decisioni sono agli antipodi spesso rispetto all’uno o all’altro Governo.

Sull’odioso leviatano passaporto verde in Italia, si costringe la popolazione lavorativa a vaccinarsi, con la coercizione di sospensioni e licenziamenti, in un paese dove il ceto medio non esiste più e si stenta ad arrivare a fine mese. Sapendo che un lavoratore non può spendere 15 euro ogni 48 ore, se sceglie di non vaccinarsi, per effettuare un tampone e avere il green pass.

Il cittadino inerme, non garantito in caso il vaccino dovesse avere degli effetti collaterali anche nefasti, infatti prima di vaccinarsi bisogna firmare una dichiarazione di assunzione di responsabilità sugli eventuali effetti del vaccino. Questo Governo e tutti i leader politici che si celano dietro al Draghi decisionista, nessuno escluso, non hanno voce in capitolo.

Il Presidente del Consiglio  spinge sul green pass, un “mezzo” per incentivare l’adesione alla campagna vaccinale; lo possiamo definire un vero ricatto per costringere la povera gente al vaccino. La proposta di rendere gratuiti i tamponi per i lavoratori che non vogliono vaccinarsi, avanzata da Cgil, Cisl e Uil, qualche settimana fa fu  respinta dal premier.

«Una richiesta inopportuna», la definì Draghi. A chiedere tamponi gratuiti per tutti erano anche Matteo Salvini (distintosi dai governatori leghisti) e Giorgia Meloni, già schierati contro l’estensione del green pass.

«Abbiamo chiesto di valutare la possibilità di renderli gratuiti almeno in via temporanea, sino alla fine dell’anno», spiegava Maurizio Landini. Per il segretario della Cgil «le persone non devono pagare per andare a lavorare». Il concetto ribadito dal numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri: «Non si può scaricare sui lavoratori il costo della sicurezza sul lavoro».

Dopo queste esternazioni, senza risultato alcuno, senza posizioni o manifestazioni eclatanti; tutti,  sindacalisti e politici si sono spenti, come se nulla fosse, mentre abbiamo assistito al deplorevole caos dei “No Pass” al Porto di Trieste e alle cariche della Polizia con le manganellate da orbi.

Tutto tace e continua a tacere, come se fosse scontata la privazione della libertà, del libero arbitrio, quello che si è ottenuto con tanti sacrifici e sangue con la nostra carta costituzionale a garanzia della libertà di scelta, appare solo come un lontano ricordo.

In Europa si fa come meglio si crede come al solito, lontano dalle esigenze di un’unica regia. In Italia, la famiglia e i lavoratori sono i bersagli di questa campagna di vessazione di massa, mentre negli Stati Uniti, dove da questa grande nazione mutuiamo a piacimento quello che ci conviene,  per i privati che lavorano in aziende con più di 100 addetti basta, in caso di mancata vaccinazione, un tampone negativo a settimana, da noi ogni 48 ore.

I ricchi americani spendono 60 Dollari al mese; per i non vaccinati che devono eseguire un tampone ogni 48 ore, in Italia si spendono 225 euro al mese, quasi un quarto dello stipendio e pur con quell’amarezza che si legge negli occhi della gente, si sottopongono al vaccino, ma tanti resistono, pur con questa forma inaudita di annientamento della volontà con il ricatto economico dei tamponi, si resiste e si va avanti affrontando giorno per giorno, a reti unificate, il pensiero unico pro vaccinazione di massa.

Nella razionalità che senso ha un’unione Europea, se non è in grado di affrontare all’unisono tematiche di questo tipo e a garantire la libera scelta su decisioni così rilevanti?