di Tonino Atella

“ Gl’ Cierv’ “ è rinato. E finalmente vive in piena sinergia con la natura e soprattutto col primo degli esseri del creato, l’uomo. Si é ripetuto così ai piedi delle Mainarde, sulla piazzetta di Castelnuovo al Volturno gremita di mille e passa spettatori, “il miracolo” dell’ultima domenica di carnevale, con l’animale tipico del posto -il cervo, appunto- che assieme alla propria “femmina” prima ha imperversato, distrutto ed atterrito quindi, abbattuto dall’uomo, è tornato a nuova vita sempre grazie all’uomo, ma questa volta finalmente non più pericoloso ma del tutto inserito nel territorio. Questa, in sintesi, la favola del Carnevale 2019 di Castelnuovo al Volturno, riproposta per il tantissimo pubblico soprattutto giovanile che affollava il piccolo Comune ai piedi del massiccio molisano. Serata gradevole, quella domenicale appena trascorsa, e la gente ha risposto alla grande all’appello degli organizzatori, in primis dell’Associazione “ Gl’ Cierv’ “, raggiungendo in massa il piccolo centro montano per assistere, partecipare e divertirsi. Unico neo, se così possiamo definirlo, l’impossibilità da parte di tanti di vedere e quindi gustare in toto la rappresentazione carnevalesca. In effetti hanno potuto farlo solo i più fortunati, ossia quanti erano in prima fila attorno alla corda che delimitava la piazza, mentre per tutti gli altri, cioè per il grosso del pubblico convenuto, non è rimasto altro da fare che cercare di alzarsi sulle punte dei punti ed allungare il collo per vedere qualcosa! Gli organizzatori, coscienti della cosa, avevano cercato di rimediare installando un maxi schermo, ma probabilmente vista la crescente affluenza di pubblico dal prossimo anno sarà il caso di studiare la possibilità d’installare delle gradinate in modo da offrire a tutti uno spettacolo bello, coinvolgente ed unico nel suo genere. Tornando a “ Gl’ Cierv’ “ 2019 appena proposto, da segnalare gli altri gruppi mascherati esibitisi e provenienti da Campania, Abruzzo e Sardegna, e le pietanze tipiche gustate a fine serata, ossia polenta e salsicce, “bagnate” da tanti bicchieri di rosso frizzante della terra mainardica.