In occasione del Giorno della Memoria per ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico) e le leggi razziali, il Presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone, ha dichiarato:
“L’apertura dei cancelli di Auschwitz, e la pubblicizzazione al mondo di ciò che accadeva in quel campo, mise l’uomo del ventesimo secolo di fronte all’estrema crudeltà di cui è capace quando imbocca la strada dell’odio nei confronti dei propri simili. Non che nel passato fatti orrendi come quelli operati ai danni del popolo ebraico o dei portatori di handicap o di altre razze ritenute inferiori non si fossero concretizzati, ma forse mai era accaduto che si costruisse un sistema di leggi, frutto di un contesto culturale e filosofico di stampo raziale e totalitario, che mettesse a punto una vera e propria “filiera industriale” della morte, della violenza sconsiderata e della sopraffazione di massa.
L’umanità del ‘900 dovette fare di conto con se stessa, con i suoi spettri più cupi e con le atrocità di cui è stata capace sia con la seconda guerra mondiale che con l’orrore della sterminazione raziale. L’uomo però, in quei tragici anni, accanto al suo volto più brutto seppe mostrare anche quello più bello: quello della solidarietà, quello dell’eroismo di gente comune che mise a repentaglio la propria vita e quella dei suoi familiari per dare ospitalità ai perseguitati, quello del perseguimento della giustizia e quello della ricerca della libertà per i singoli e per le nazioni.
La Giornata della Memoria rappresenta tutto questo e molto altro. L’uomo del terzo
millennio ha ancora bisogno di guardare al suo passato per cercare di non compiere quegli errori di cui si è dovuto e si dovrà sempre vergognare. “L’Olocausto –scriveva Primo Levi- è una pagina del libro dell’umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria”.
Una pagina che dobbiamo rileggere e meditare, per capire gli errori in cui una civiltà evoluta può incorrere se, invece di seguire gli ideali di giustizia, libertà e solidarietà, da ascolto al serpente tentatore della prepotenza che umilia i diritti umani, del totalitarismo che cancella chi osa avere idee differenti da quella predominante e dell’egoismo dell’avidità, dell’invidia e della intolleranza. Gli spettri del razzismo, del negazionismo, della supremazia del forte sul debole sono sempre in agguato, possono ancora condizionare le menti e gli animi anche dell’uomo del terzo millennio.
A loro dobbiamo contrappore, come società e come civiltà, gli ideali più belli per la salvaguardia dei diritti umani che l’uomo ha saputo, nella sua lunga evoluzione singola e collettiva, individuare prima e perseguire poi. Il tutto nella consapevolezza che la pace e il rispetto tra le nazioni e tra le persone vanno conquistate ogni giorno e non possono essere mai considerate un bene acquisito”.